La poesia, il mezzo espressivo più potente e diretto, si carica di passione quando a parlare è il cuore di chi ama. In un viaggio immaginario dall’Inghilterra al Giappone, incontreremo i poeti che ci hanno regalato le più belle poesie d’amore.
La poesia è l’arte del comporre. Il poeta riesce a mettere insieme parole, suoni e sentimenti seguendo delle regole metriche precise o scegliendo di ignorarle completamente. Antica quanto il linguaggio, la poesia è figlia dell’oralità e spesso veniva cantata o declamata a suon di musica. Di tutti i sentimenti che può veicolare, noi abbiamo scelto di parlarvi dell’amore. In epoca romana, Ovidio scrisse Amores una raccolta di elegie che avevano come tema proprio l’amore. Ma fu nel medioevo che le tematiche amorose si ampliarono prendendo nuova vita. Nell’ XI secolo comparirono in Francia i primi “trovatori” che spostandosi in Europa finirono con il portare la loro tradizione poetica in gran parte dell’Europa.
I temi che trattavano riguardavano la cavalleria e l’amore cortese, è grazie a loro che ci arrivano le prime attestazioni scritte di poesie d’amore in lingua romanza. Da allora in poi molti hanno cantato l’amore e molte sono state le donne, o gli uomini, protagoniste di elogi e maledizioni. Noi abbiamo cercato di mostrarvi di cosa è capace un poeta quando a muoverlo è il più impetuoso dei sentimenti: l’amore.
Poesie d’amore famose
Poesie d’amore di autori famosi contemporanei
Iniziamo il viaggio nella poesia, percorrendo dei sentieri più o meno conosciuti che ci faranno scoprire le più belle poesie d’amore famose contemporanee. Il primo paese che visitiamo è la Polonia, è qui che è nata nel 1923, Wisława Szymborska. Una “Figlia del secolo” come lei stessa si definisce, Szymborska è una poetessa che ama osservare le persone nella loro relazione con la società. L’amore non è mai “a prima vista”, ma è il frutto di un incrocio di sguardi tra due persone che nel caos della vita urbana si sono già conosciuti. Da uno sguardo ampio passiamo a quello dettagliato e crudo di Nizar Quabbani, poeta siriano nato anche lui nel 1923. Cresciuto in un ambiente femminile ha avuto modo di vedere quanto il mondo islamico sia crudele con le donne, sua sorella si suiciderà a causa di un matrimonio combinato.
La sua poesia è un grido d’allarme, è una protesta contro una mentalità che opprime il corpo e la mente. “L’amore nel mondo arabo è prigioniero e io voglio liberarlo. Voglio liberare l’anima araba, i suoi sensi e il suo corpo con la mia poesia. I rapporti tra uomini e donne nella nostra società non sono sani.” Tornando in Italia incontriamo Erri De Luca, scrittore impegnato politicamente e socialmente. Nei suoi libri riecheggiano i ricordi di lui bambino, del mare e della sua amata montagna; già nella sua produzione letteraria possiamo apprezzare la sua vena poetica. De Luca è molto attento alle parole e cerca di spiegarcene sempre i significati più nascosti e più veri, restituendogli bellezza ed intensità. Infine approdiamo in India con l’amore universale di Mahatma Ghandi.
Amore a prima vista di Wisława Szymborska
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E’ bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella
Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla tra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
si scansava con un salto
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito,
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
Nizar Quabbani
Continui a chiedermi la data della mia nascita
prendi nota dunque
ciò che tu non sai,
la data del tuo amore:
quella è per me la data della mia nascita.
Nizar Quabbani
La cosa più bella del nostro amore è che esso
non ha razionalità né logica
La cosa più bella del nostro amore è che esso
cammina sull’acqua e non affonda.
Nizar Quabbani
Io non ho detto loro di te
ma essi videro che ti lavavi nelle mie pupille
io non ho parlato loro di te
ma essi ti hanno letto nel mio inchiostro e nei miei fogli
L’amore ha un profumo
non possono non profumare i campi di pesco.
Due di Erri De Luca
Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso.
Io ti vorrei bastare di Erri De Luca
“Io te vurria vasà – sospira la canzone,
ma prima e più di questo io ti vorrei bastare
come la gola al canto e come il coltello al pane
come la fede al santo io ti vorrei bastare.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei bastare.
Io te vurria vasà – insiste la canzone,
ma un po’ meno di questo io ti vorrei mancare,
più del fiato in salita,
più di neve a Natale,
più di benda su ferita,
più di farina e sale.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare.
Io ti vorrei bastare.”
Scopri l’amore di Mahatma Ghandi
Prendi un sorriso,
Regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
Fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fai bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
Posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
Mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
Raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza
E vivi nella sua luce.
Prendi la bontà
E donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore
e fallo conoscere al mondo.
[nextpage title=”Poesie d’amore famose scritte da donne”]Emily Dickinson, abbiamo scelto di iniziare da lei per presentarvi le più belle poesie d’amore di autrici famose. Nata nel 1830 ad Amherst (Stati Uniti), la Dickinson è considerata uno dei maggiori poeti del XIX secolo. Visse una vita molto ritirata ed i pochi viaggi che si concesse li fece per visitare dei parenti. Era molto religiosa e si innamorò anche di un pastore protestante, ma scelse di vivere il suo amore solo in modo platonico; la maggior parte delle sue poesie d’amore sono dedicate proprio a lui. Emily Dickinson passò la sua vita in completa solitudine rinchiusa nella sua camera, credeva fermamente nel potere liberatorio della fantasia.
Al contrario di Emily la vita di Elizabeth Barret Browning, nata nel 1806 (Inghilterra) è stata sicuramente più movimentata e privilegiata. La sua famiglia era ricca ed Elizabeth poteva permettersi lunghe passeggiate a cavallo e il tempo per allestire spettacoli teatrali. Si appassionò presto alla poesia leggendo Milton, Shakespeare e Dante. Nel 1844, dopo l’uscita della sua prima raccolta Poems, il poeta Robert Browning le scrive manifestandole il suo apprezzamento. Si sposarono segretamente un anno dopo e fuggirono a Firenze, dove Elizabeth visse fino alla morte. Le lettere che i due amanti si scambiavano contengono le loro poesie più belle. L’ultima poetessa che merita di stare tra i grandi nomi della poesia europea e non solo, è Sibilla Aleramo (pseudonimo di Marta Felicina Faccio) nata ad Alessandria nel 1876.
Dopo essere stata costretta ad accettare un matrimonio riparatore con l’uomo che l’aveva violentata, Sibilla Aleramo fece della scrittura e della poesia il mezzo attraverso il quale riscattarsi e il mezzo con il quale poteva dare voce alla lotta femminista che aveva intrapreso. Ebbe il coraggio di lasciare suo marito, di trasferirsi a Roma (dove morirà nel 1960) e di iniziare la sua relazione con Giovanni Cena. A lui va il merito di averla aiutata nella scrittura del suo Una donna, romanzo nel quale ripercorre la sua vita ribadendo l’impegno nella lotta al maschilismo, anche poetico. “Il mondo femmineo dell’intuizione, questo più rapido contatto dello spirito umano con l’universale, se la donna perverrà a renderlo, sarà, certo, con movenze nuove, con scatti, con brividi, con pause, con trapassi, con vortici sconosciuti alla poesia maschile.
Amore tu sei alto di Emily Dickinson
Amore, tu sei alto,
e non posso scalarti,
ma se fossimo in due,
chissà mai, se allenandoci
sul Chimborazo
ducali, non potremmo alla fine raggiungerti?
Amore sei profondo,
e non so traversarti,
ma se fossimo due
invece d’uno,
la barca e il rematore, una suprema estate,
chissà se non potremmo toccare il sole?
Amore, sei velato
e ben pochi ti scorgono
Sorridono, si alterano
e balbettano e muoiono.
Sarebbe assurda la felicità senza di te
a cui Dio pose nome Eternità
O frenetiche notti di Emily Dickinson
O frenetiche notti
Se fossi accanto a te,
Queste notti frenetiche sarebbero
La nostra estasi!
Futili i venti
A un cuore in porto:
Ha riposto la bussola,
Ha riposto la carta.
Vogare nell’Eden!
Ah, il mare!
Se potessi ancorarmi
Stanotte in te!
Se devi amarmi(Sonetto XIV) di Elizabeth Barret Browning
Se devi amarmi, per null’altro sia
se non che per amore.
Mai non dire:
‘L’amo per il sorriso,
per lo sguardo,
la gentilezza del parlare,
il modo di pensare
così conforme al mio,
che mi rese sereno un giorno’.
Queste son tutte cose
che posson mutare,
Amato, in sé o per te, un amore
così sorto potrebbe poi morire.
E non amarmi per pietà di lacrime
che bagnino il mio volto.
Può scordare il pianto
chi ebbe a lungo
il tuo conforto, e perderti.
Soltanto per amore amami
e per sempre, per l’eternità.
Sonetto XII di Elizabeth Barret Browning
Quando forti e diritte le nostre anime
si stringono in silenzio sempre più vicine,
finché le punte ricurve delle loro ali
aperte prendono fuoco, quale amaro
torto può farci la terra per impedirci
d’essere a lungo felici? Pensa! Mentre
saliamo in alto, gli angeli, incalzandoci,
sfere d’oro di canto perfetto vorrebbero
far cadere nel nostro profondo e caro
silenzio. Ma, amore, restiamo sulla terra
dove l’avverso, indegno umore degli umani
fugge gli spiriti puri, li isola e consente
un luogo dove stare, amare per un giorno,
con l’ombra e l’ora della morte intorno.
Nome non ha di Sibilla Aleramo
Nome non ha,
amore non voglio chiamarlo
questo che provo per te,
non voglio che tu irrida al cuor mio
com’altri a’ miei canti,
ma, guarda,
se amore non è
pur vero è
che di tutto quanto al mondo vive
nulla m’importa come di te,
de’ tuoi occhi de’ tuoi occhi
donde sì rado mi sorridi,
della tua sorte che non m’affidi,
del bene che mi vuoi e non dici,
oh poco e povero, sia,
ma nulla al mondo più caro m’è,
e anch’esso,
e anch’esso quel tuo bene
nome non ha…
Selva d’amore di Sibilla Aleramo
Gaudio l’amarti,
illimitato gaudio
credere al riso dei tuoi occhi,’
è vertigine ancora
la certezza d’esser da te cantata,
oh più tardi, negli anni non più miei,
or che tremare la vita sento
sul ciglio estremo…
[nextpage title=”Poesie d’amore di poeti famosi francesi”]La lingua francese è spesso sinonimo di romanticismo, chi di voi non ha mai desiderato sentirsi dire Je t’aime? Ma se non vi volete fermare a queste due paroline, noi vi presentiamo i poeti francesi che meglio hanno saputo parlare d’amore. Partiamo da Paul Valéry, nato nel 1871, è stato un uomo dal carattere particolare; il suo rapporto con la poesia è stato inconsueto. “Ogni pensiero costituisce un’eccezione a una regola generale: quella di non pensare.” Per lui la poesia era un insieme di pensieri, di intuizioni annotate su un quaderno come se fossero degli esercizi.
In Francia ha ricevuto diversi riconoscimenti, primo fra tutti il titolo di “poeta ufficiale” della nazione. Un altro grande poeta francese, ma nato a Roma nel 1880, è Guillaume Apollinaire trasferitosi in Francia con la madre. Dopo un’adolescenza instabile fatta di lunghi viaggi, che favoriscono però la lettura, Apollinaire entra nella cerchia dei poeti d’avanguardia e conosce Ungaretti, Max Jacob e Picasso. La sua raccolta di poesie migliori è Alcool, pubblicata nel 1913, dalla quale però si discosterà nei lavori futuri sperimentando una diversa tecnica espressiva. Da non dimenticare anche le poesie di Prévert.
La mia stella di Paul Valery
Parlo di te,
ma non pronuncerò il tuo nome
e scriverò per te,
come gli astri nel cielo fanno per la sera,
in silenzio ed ogni notte.
Ripiega le tue ali ora,
questo tempo è per te
e che tu possa trovare sollievo e calore,
nello scorrere delle mie parole.
Fragile,
anima di cristallo,
in te trovo forza e respiro.
Territorio inesplorato,
ti scoprirai fertile.
Tu,
prima parola,
primo passo,
prima estasi,
piacere intimo, incondivisibile,
scaglie di luna,
non più pianto tra poco.
Tu,
viaggio senza meta,
gioco d’ infanzia,
grotta segreta,
prosa mai scritta, inimmaginabile,
la neve si fa acqua in ogni tuo sorriso.
Stella,
ti stringerei fino al calare del mondo!
Tu fiaba,
parte divina del fanciullo,
abbracceresti me per un tempo lungo un sogno?
Immobile resterei a respirarti,
mia musa,
mia fonte,
mia amica.
I passi di Paul Valery
Nati dal mio silenzio,
posati santamente,
lentamente, i tuoi passi
procedono al mio letto
di veglia muti e gelidi.
Persona pura, ombra
divina, come dolci
i passi che trattieni.
O iddii, quali indovino
i doni che mi attendono
sopra quei piedi nudi!
Se da protese labbra,
per’ acquietarlo, all’ospite
dei miei sogni prepari
d’un bacio il nutrimento,
non affrettarlo il gesto
tenero, dolcezza
di essere e non essere:
io vissi dell’attesa
di te, il mio lento cuore
non era che i tuoi passi.
Torna l’inverno la mia anima è triste di Guillaume Apollinaire
Torna l’inverno la mia anima è triste
Il mio cuore non sa esprimere nulla
Forse benché nulla esista
Inverno di ogni inverno da amare
Dove la pena sola resiste
E perché dunque il mio cuore batte
Per la tristezza che sopporta
Tu che m’aspetti oh cuore gentile
Non sai tu che mi faccio azzurro
Per raggiungerti più sottile
Sono il soldato blu d’un sogno
Pensami ma perdi la ragione
Vedi il sogno che finisce
Ogni volta che il suo occhio si apre
Te che amo perdutamente
A cui penso dall’aurora
E tutto il giorno vado amandoti
E tutto Il giorno vado amandoti
E quando è sera t’adoro
Nel lago dei tuoi occhi assai profondo di Guillaume Apollinaire
Nel lago dei tuoi occhi assai profondo
si scioglie il mio povero cuore a fondo
lo disperdono laggiù
nell’acqua di amore e follia
ricordo e malinconia.
[nextpage title=”Poesie d’amore famose inglesi”]Tra le poesie d’amore più belle non potevano mancare quelle scritte dal grande drammaturgo inglese William Shakespeare. Ogni suo testo teatrale è condito da una storia d’amore, ed ognuna di loro è diversa e ci racconta il rapporto amoroso con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. La gelosia, la prevaricazione, l’amore folle e l’amore sognato; ognuno di loro trova il suo posto nelle opere di Shakespeare. I suoi personaggi sono diventati immortali quanto lui; Romeo e Giulietta sono il simbolo mondiale dell’amore perseguito anche a costo della vita. “Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente.” Il secondo poeta inglese che merita la nostra attenzione ha scritto la sua prima raccolta di poesie a soli 12 anni, ed è Robert Browning. Vissuto in una casa che conteneva 6000 libri, la letteratura divenne presto la sua passione.
Nato nel 1812, divenne uno dei poeti più importanti del periodo vittoriano. Si innamorò di Elizabeth Barret e scapparono insieme a Firenze perché il padre di lei era contrario alle nozze. Le sue poesie più belle sono dedicate proprio ad Elizabeth, corteggiata per due anni. Robert Browning è stato influenzato fortemente da un altro grande poeta, sto parlando di Percy Bysshe Shelley. Nato nel 1792, Shelley è appartenuto alla seconda generazione di poeti romantici; tra i suoi amici spiccano infatti i nomi di John Keats e Lord Byron. Le sue opere più importanti sono il Prometeo Liberato e l’Adonais. Il Prometeo ci porta dritti a Mary, donna di grande intelletto della quale si innamora. I due si davano appuntamento in un cimitero perché Byron era un uomo sposato, il loro amore era sconveniente. Furono una coppia molto unita anche nell’arte e Mary Shelley divenne la scrittrice vittoriana per eccellenza, merito del suo romanzo Frankenstein (o il moderno Prometeo).
Devo paragonarti a un giorno d’estate?(Sonetto XVIII) di William Shakespeare
Devo paragonarti a un giorno d’estate?
Tu sei più amabile e moderato:
venti impetuosi scuotono gli incantevoli
boccioli di maggio
e il corso dell’estate ha durata troppo breve;
talvolta l’occhio del cielo splende troppo intensamente.
e spesso il suo volto aureo viene oscurato;
e ogni bellezza dalla bellezza talora declina,
sciupata dal caso o dal mutevole corso della natura.
Ma la tua eterna estate non dovrà appassire
né perdere la bellezza che ti appartiene;
né la morte dovrà vantarsi del tuo vagare nella sua ombra,
poiché crescerai, col passare del tempo, in versi eterni.
Finché ci saranno un respiro e occhi per vedere,
questi versi vivranno e ti manterranno in vita.
Oh, non dire mai… di William Shakespeare
Oh, non dire mai fui falso nel cuore,
sebbene l’assenza parve attenuare la mia fiamma:
più facilmente potrei separarmi da me stesso
che non dalla mia anima, che giace nel tuo petto.
È quello il mio rifugio d’amore; se ho vagato,
come colui che viaggia, io di nuovo vi ritorno,
giusto in tempo, non mutato con il trascorrere del tempo,
così che io stesso porto l’acqua per la mia macchia.
Non credere mai che la mia natura, vi regnassero pure
tutte le fragilità che insidiano ogni temperamento,
potrebbe macchiarsi in modo tanto assurdo
da perdere, per nulla, tutta la somma dei tuoi pregi;
poiché io reputo nulla questo grande universo,
tranne te, rosa mia: in esso tu sei il mio tutto.
Bacio di Robert Browning
Siamo fusi insieme.
In questo momento che mi dona finalmente a te,
per una volta attorno a me, sotto di me, sopra di te.
Io sono certo, in questo fugace momento,
che a dispetto del tempo futuro e del tempo passato,
tu mi ami.
Quanto può durare questa sensazione?
Ah, dolcissima – eterno momento – questo e niente più.
Quando l’estasi è al culmine
ci aggrappiamo alla sua essenza,
mentre le guance bruciano, le braccia si aprono,
gli occhi si chiudono e le labbra si incontrano.
Amore di Robert Browning
E così l’anno è dileguato!
(Amami sempre!)
Gli esordi di marzo,
Travaglio di aprile –
le ghirlande di maggio che mi hanno fasciato
giugno per forza disferà,
e ora i fiocchi di neve mi cadono intorno
a lenire la febbre di giugno –
(Amami sempre!)
Temo i tuoi baci fanciulla gentile di Percy Bysshe Shelley
Temo i tuoi baci fanciulla gentile, ma tu
non hai motivo di temere i miei;
troppo profondamente il mio spirito è oppresso
perché io possa opprimere anche il tuo.
Temo il tuo viso e la tua voce e i gesti, ma tu
non hai motivo di temere i miei;
la devozione del cuore con la quale adoro
il tuo cuore, sii certa, è innocente.
La filosofia dell’amore di Percy Bysshe Shelley
Le fonti si confondono col fiume
i fiumi con l’Oceano
i venti del Cielo sempre
in dolci moti si uniscono
niente al mondo è celibe
e tutto per divina
legge in una forza
si incontra e si confonde.
Perché non io con te?
Vedi che le montagne baciano l’alto
del Cielo, e che le onde una per una
si abbracciano. Nessun fiore-sorella
vivrebbe più ritroso
verso il fratello-fiore.
E il chiarore del sole abbraccia la terra
e i raggi della Luna baciano il mare.
Per che cosa tutto questo lavoro tenero
se tu non vuoi baciarmi?
[nextpage title=”Poesie d’amore famose giapponesi”]La poesia giapponese, apparentemente più semplice nelle forme, è in realtà portatrice di emozioni complesse che non è facile veicolare in pochi versi. I Tanka, i primi componimenti poetici del Giappone, sono infatti costituiti da solo cinque versi ognuno dei quali è composto da meno di dieci sillabe. Nati nel V secolo d.C. questi componimenti non hanno subito variazioni continuando ad essere terreno di prova per i poeti di tutte le generazioni.
Alla base di ogni poesia c’è sempre un sentimento scatenato dalle stagioni e dagli elementi naturali che le caratterizzano. A partire dal XVII secolo, i primi tre versi dei Tanka vennero usati per componimenti ancora più brevi: gli Haiku. In questo tipo di poesia, composto da solo tre versi, è immediato e diretto. Il pensiero del poeta viene racchiuso in poche e semplici parole che sortiscono però un grande effetto, regalandoci delle vere e proprie perle. La cultura giapponese tende a reprimere e a nascondere i sentimenti, soprattutto quelli amorosi; ecco allora che l’amore che si intravede di verso in verso diviene un tutt’uno con la bellezza del mondo e dei suoi cambiamenti.
Haiku di Matsuo Basho
Verrà quest’anno la neve
che insieme a te
contemplai?
Haiku di Ogiwara Seisensui
Nella frescura chiedo
e scordo il suo nome
– ma resterò con lei.
Haiku di Hino Sōjō
Se chiudo gli occhi –
Allora mi scaldo
Ad un amore antico
Tanka di Akiko Yosano
Via Lattea:
a letto, con lui,
apro la tenda
e guardo come, all’alba,
si separano due stelle.
Tanka di Akiko Yosano
Amore o sangue?
tutta la primavera
è in questa peonia che mi ossessiona,
scende la notte, sono sola,
sola senza una poesia.
Tanka di Ishikawa Takuboku
Voglio tornare
all’antica dolcezza
di piangere solo –
Così le dissi
per non separarci.
Poesie d’amore Jacques Prévert
Jacques Prévert è stato uno sceneggiatore e poeta francese, nato il 4 febbraio 1900. La sua poesia aderisce perfettamente al movimento surrealista che, nato nel ‘900, tocca tutti gli ambiti artistici fino ad arrivare al cinema ed alla letteratura. Fondamentale per il surrealismo è la dimensione psichica, l’artista deve lavorare come se stesse sognando per permettere all’inconscio di lavorare senza forzature. L’associazione delle idee deve essere libera e l’opera che ne viene fuori è costruita senza piani preordinati; tutto ciò lo ritroviamo nelle poesie di Prévert che hanno un linguaggio più semplice e vicino a quello quotidiano. L’amore è visto come sentimento liberatore, non solo del singolo uomo ma del mondo intero; è un sentimento che non si può incatenare e cercare di possedere la persona amata è sbagliato. Questa voglia di libertà verrà spesso associata alla figura dell’uccello e la vita verrà vista sempre con gli occhi del fanciullino, sempre entusiasta davanti alle cose del mondo.
Il giardino
Mille anni e poi mille
Non possono bastare
Per dire
La microeternita’
Di quando m’ hai baciato
Di quando t’ ho baciata
Un mattino nella luce dell’ inverno
Al Parc Montsouris a Parigi
A Parigi
Sulla terra
Sulla terra che e’ un astro.
Questo amore
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gaio
E così beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
E così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso
negato dimenticato
Perché noi l’abbiamo perseguitato ferito
calpestato ucciso negato
dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
E’ tuo
E’ mio
E’ stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l’estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarsi soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l’ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me e per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conoscono
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci.
Per te amore mio
Sono andato al mercato degli uccelli
E ho comprato uccelli
Per te
amor mio
Sono andato al mercato dei fiori
E ho comprato fiori
Per te
amor mio
Sono andato al mercato di ferraglia
E ho comprato catene
Pesanti catene
Per te
amor mio
E poi sono andato al mercato degli schiavi
E t’ho cercata
Ma non ti ho trovata
amore mio.
I ragazzi che si amano
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia e il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore.
[nextpage title=”Poesie d’amore John Keats”]John Keats è considerato il poeta più rappresentativo del secondo periodo del romanticismo inglese. Nato a Londra il 31 ottobre 1795 e morto il 23 febbraio 1821 (di Tubercolosi) nella sua casa romana, Keats era un giovane dotato di una straordinaria sensibilità. L’amore per la poesia lo spinse a prendere decisioni importanti, come quella di lasciare il lavoro di assistente presso il Guy’s Hospital per dedicarsi interamente alla sua passione; Edmund Spencer, Torquato Tasso, John Milton, William Wordsworth sono solo alcuni dei poeti ai quali si appassiona. Un ruolo importante per la sua poetica lo avrà William Shakespeare. Dopo la morte del fratello Tom, nel 1918, Keats si trasferisce a casa del suo amico Charles Brown.
Comporrà qui le sue poesie più belle e si imbatterà nel sentimento più intenso che un poeta possa provare: l’amore per una donna. Fanny Brawne catturerà completamente l’animo del poeta che la desidererà fino agli ultimi giorni della sua vita, pur non potendola sposare a causa della sua malattia e della sua situazione economica. “Sono avido di te. Non pensare che a me. Non vivere come se io non esistessi. Non dimenticarmi.” Le lettere d’amore di Keats ci hanno regalato dei versi carichi di quel sentimento puro ed egoistico che il poeta provava per Fanny, la sua tanto desiderata bright star.
Fulgida stella
Fulgida stella, come tu lo sei
fermo foss’io, però non in solingo
splendore alto sospeso nella notte
con rimosse le palpebre in eterno
a sorvegliare come paziente
ed insonne Romito di natura
le mobili acque in loro puro ufficio
sacerdotale di lavacro intorno
ai lidi umani della terra, oppure
guardar la molle maschera di neve
quando appena coprì monti e pianure.
No, – eppure sempre fermo, sempre senza
mutamento sul vago seno in fiore
dell’amor mio, come guanciale; sempre
sentirne il su e giù soave d’onda, sempre
desto in un dolce eccitamento
a udire sempre sempre il suo respiro
attenuato, e così viver sempre,
– o se no, venir meno nella morte.
Senza di te
Non posso esistere senza di te.
Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
la mia vita sembra che si arresti lì,
non vedo più avanti.
Mi hai assorbito.
In questo momento ho la sensazione
come di dissolvermi:
sarei estremamente triste
senza la speranza di rivederti presto.
Avrei paura a staccarmi da te.
Mi hai rapito via l’anima con un potere
cui non posso resistere;
eppure potei resistere finché non ti vidi;
e anche dopo averti veduta
mi sforzai spesso di ragionare
contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono più capace.
Sarebbe una pena troppo grande.
Il mio amore è egoista.
Non posso respirare senza di te.
La dolcezza di quel viso.
Lo sfavillio del suo sguardo splendente
E quel seno, terrestre paradiso.
Mai più felice sarà la vista mia,
Ché ha perso il visibile ogni sapore:
Perduto è il piacere della poesia,
L’ammirazione per il classico nitore.
Sapesse lei come batte il mio cuore,
Con un sorriso ne lenirebbe la pena,
E sollevato ne sentirei la dolcezza,
La gioia, mescolata col dolore.
Come un toscano perduto in Lapponia,
Tra le nevi, pensa al suo dolce Arno,
Così sarà lei per me in eterno
L’aura della mia memoria.
Ode all’usignolo
Il cuore si strugge ed un sonnolento torpore
affligge i sensi, come se ebro di cicuta,
o d’un sonnifero pesante trangugiato
pochi istanti fa, fossi affondato nel Lete:
è non certo per invidia della tua felice sorte,
ma troppo felice nella tua felicità.
Tu, arborea driade dalle lievi piume,
che in una macchia melodiosa
di faggi verdi e sparsa d’ombre innumerevoli
canti l’estate la felicità a gola spiegata.
O per un sorso di vino! Che sia stato
rinfrescato da secoli nelle profondità sotterranee,
sapido di Flora e di prati verdi,
di danza, di canti provenzali, d’allegria solare!
Oh, sì, bere una coppa colma di calore,
pregna di rosso, Ippocrene pura e sincera,
con rosari di bolle occhieggianti sull’orlo,
e la bocca macchiata di porpora;
sì, poter bere, e inosservato lasciare il mondo
per svanire, infine, con te, nelle foreste oscure.
Sparire, lontano, dissolvermi, e dimenticare poi
ciò che tu, tra le foglie, non hai mai conosciuto:
il languore, la malattia, l’ansia.
Qui dove gli uomini seggono e odon l’un l’altro gemere,
qui, dove il tremito scuote gli ultimi, scarsi capelli grigi,
dove la giovinezza impallidisce, si consuma
e spettrale muore,
dove il pensare stesso è riempirsi di dolore,
e la disperazione regna, dagli occhi di piombo,
dove la bellezza vede spenta la luce dallo sguardo
e il nuovo amore non riesce a struggersi oltre il domani.
Lontano! Lontano! e arrivare da te,
non portato da Bacco e dai suoi pargoli,
ma sulle invisibili ali della poesia,
anche se la mente, ottusa, si confonde e indugia:
già lì, con te, tenera è la notte,
con la sua luna regina sul trono
e le fate stellate tutt’intorno:
qui, invece, non c’è luce alcuna,
se non quella che dal cielo con la brezza spira
per verdeggianti tenebre e sinuosi sentieri di muschio.
Non vedo quali fiori siano ai miei piedi,
né che dolce incenso impenda sui rami,
ma nella profumata oscurità intuisco ogni soavità
di cui il mese propizio dota
l’erba, il boschetto e il selvaggio albero da frutta,
il biancospino e la pastorale Eglantina,
viole, presto appassite e sepolte tra le foglie;
e la figliuola maggiore di metà maggio:
la veniente rosa muschiata, dall’umore di vino di rugiada,
mormoreggiante dimora d’insetti nelle sere estive.
Nel buio ascolto, e ben molte volte
ho quasi desiderato la confortevole morte,
l’ho chiamata con soavi nomi in molte meditate rime,
l’ho pregata perché via si portasse nell’aria il mio respiro.
Or più che mai mi pare bene morire:
spegnersi a mezzanotte, senza alcun dolore,
mentre tu versi fuori l’anima
in tale estasi!
Tu canteresti ancora: ed io avrei orecchie invano,
al tuo alto requie divenuto una zolla.
Tu non nascesti per morire, tu, piuma immortale!
Le affannate generazioni non ti calpestano,
e la voce, che odo in questa fuggevole notte, fu udita
in antichi giorni da re e da villani:
forse è lo stesso canto che il sentiero trovò
nel cuore di Ruth, quando afflitta da nostalgia
ella stette in lagrime tra il grano straniero;
lo stesso, forse, che spesse volte ha
incantato magiche finestre, aperte sulla schiuma
di perigliosi mari, in fatate terre deserte.
Deserte! Come una campana risuona questa parola
che rintocca per ritrarmi da te alla mia solitudine!
Addio! La fantasia non può frodare così bene
com’ella ha fame di fare, ingannevole silfo.
Addio, addio. La tua antifona dolorosa svanisce
oltre i prati vicini, oltre la silenziosa corrente,
su per il colle per svanire appieno
tra i boschi della vicina valle.
È stato un sogno? O una visione?
Svanita è quella musica: dormo o son desto?
[nextpage title=”Poesie d’amore Jane Austen”]Jane Austen, nata il 16 dicembre 1775 Steventon nello Hampshire, è la più conosciuta ed amata delle scrittrici inglesi. Legata al romanzo realista, la Austen ci racconta attraverso di loro la vita di provincia; il suo è uno sguardo particolare, ironico e pungente. Le sue protagoniste femminili si sono conquistate la simpatia di milioni di lettrici per la loro forza d’animo e la loro intelligenza, Orgoglio e Pregiudizio e Ragione e Sentimento sono ormai dei classici della letteratura mondiale. Jane Austen si rifiutò di sposarsi e fece del matrimonio il suo tema prediletto, contestandolo nei suoi romanzi molto ironicamente. È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.
E benché poco sia dato sapere delle vere inclinazioni e dei proponimenti di chi per la prima volta venga a trovarsi in un ambiente sconosciuto, accade tuttavia che tale convinzione sia così saldamente radicata nelle menti dei suoi nuovi vicini da indurli a considerarlo fin da quel momento legittimo appannaggio dell’una o dell’altra delle loro figlie. Da Jane Austen non vi potete aspettare delle poesie d’amore strappalacrime, il suo amore è quello che si prova per gli amici, per i parenti e per le persone che ti riempiono la vita.
Questa borsetta
(scritta per Mary Lloyd)
Questa borsetta spero dimostrerà
Di non essere stata fatta invano –
Poiché, se avrai bisogno di ago e filo
Ti offrirà il suo aiuto.
E dato che stiamo per separarci
Servirà a un altro scopo,
Poiché quando guarderai la borsa
Ricorderai la tua amica.
Ecco che arrivano
(scritta in occasione del matrimonio
del fratello Frank)
Ecco che arrivano, il postale corre da Thanet,
L’incantevole coppia, fianco a fianco;
Hanno lasciato indietro Richard Kennet
Con i Genitori della Sposa!
Sono passati da Canterbury;
E poi sul ponte di Stamford;
Hanno attraversato di corsa Chilham;
Ora sono sulla cresta laggiù.
Scendono rapidi la collina
Ora stanno aggirando il Parco;
Guarda! Le Mucche tranquille al pascolo
Scappano, spaventate dal rumore!
Correte, Fratelli miei, al Cancello!
Spalancatelo, che sia ben aperto!
Non facciamoci sorprendere in ritardo
Nell’accogliere la Sposa dello Zio!
La carrozza avanza verso casa;
Ora si ferma – Sono qui, sono qui!
Come stai, Zio Francis!
Come sta la tua cara Sposa?
Sul matrimonio di Mr. Gell di East Bourn con Miss Gill.
(prese spunto da una notizia sul giornale)
Di Eastbourn, Mr. Gell
Da che stava perfettamente bene
Divenne terribilmente malato
D’amore per Miss Gill.
Così disse con qualche sospiro
Sono schiavo dei vostri occhi
Ah! guaritemi per favore
Acconsentendo al mio benessere.
[nextpage title=”Poesie d’amore James Joyce”]James Joyce, nato a Dublino nel 1882, è stato uno scrittore, poeta e linguista. Dopo essersi laureato in lingue, tra le quali c’è l’italiano, Joyce finisce ad insegnare in una scuola di Trieste. In questi anni avrà modo di conoscere Italo Svevo, al quale dava lezioni di inglese, e che lo incoraggia nella scrittura. Joyce stava infatti completando la racconta di racconti Gente di Dublino e stava iniziando a pensare all’Ulisse, quest’opera rivoluzionerà completamente il romanzo ottocentesco e scandalizzerà Londra. Ma passiamo alla sua vita amorosa, altrettanto interessante. James Joyce si sposa nel 1931 con Nora Barnacle, una giovane irlandese con un carattere forte e deciso. «Hai fatto di me un uomo». Il rapporto tra i due è movimentato e complicato proprio a causa delle loro personalità, ma a tenerli uniti è la passione e l’attrazione fisica. In molte delle lettere che Joyce le invia ci sono dei riferimenti sessuali molto espliciti e altrettante fantasie degne dei migliori romanzi erotici. Nella scrittura, però, Joyce diviene casto e ci regala delle splendide poesie d’amore.
Va, cerca di lei cortesemente
Va, cerca di lei cortesemente
E dille che sto per venire,
Vento di aromi che sempre canti
L’epitalamio.
Oh, va in fretta sulle buie terre
E valica il mare
Ché mari e terre non ci separino
Il mio amore e me.
In silenzio lei pettina
In silenzio lei pettina,
pettina i lunghi capelli,
in silenzio e graziosa,
con modi attraenti.
Il sole è nelle foglie di salice
e sull’erba chiazzata,
sempre lei pettina i lunghi capelli
davanti allo specchio.
Ti prego, smetti di pettinare,
pettinare i lunghi capelli,
ché di magia ho udito parlare
sotto modi attraenti,
per cui è indifferente all’amante
vivere e morire,
bellissima, con modi attraenti
e molte negligenze.
L’amor mio è vestita di luce
L’amor mio è vestita di luce
In mezzo ai meli
Dove i lieti venti più bramano
Di correre insieme.
Là dove i venti lieti restano un poco
A corteggiare le giovani foglie,
L’amor mio va lentamente, china
Alla propria ombra sull’erba;
Là, dove il cielo è una coppa azzurrina
Rovescia sulla terra ridente,
Va l’amor mio luminoso, sostenendo
Con garbo la veste.
[nextpage title=”Poesie d’amore José Saramago”]José Saramago è stato un giornalista, scrittore e poeta portoghese al quale, nel 1998, è stato assegnato il Premio Nobel per la letteratura. Nato il 16 novembre 1922 e morto il 18 giugno 2010, Saramago si è distinto non solo come uomo di lettere ma anche come cittadino. Instancabile difensore della libertà umana, ha combattuto sempre per portare avanti i suoi ideali politici facendosi non pochi nemici. Nei suoi romanzi si è soffermato sempre ad indagare l’animo umano in tutte le sue sfaccettature, cogliendolo nelle situazioni più surreali ed inaspettate. La sua scrittura è insolita, i periodi lunghi sono scanditi da poche pause e non ci sono virgolette ad avvisarci che qualcuno sta parlando. Le sue poesie d’amore non potevano che essere bizzarre, anticonvenzionali ma sempre condite dalla purezza e dalla semplicità del sentimento. Delle sua amata Pilar Del Rio dirà che è la sua casa: «la cosa più importante della mia vita, forse più importante del mio lavoro stesso. Vedo la nostra relazione come una storia d’amore che non ha bisogno di essere trasformata in un romanzo».
Ricetta
Si prenda un poeta non stanco,
Una nuvola di sogno e un fiore,
Tre gocce di tristezza, un riflesso dorato,
Una vena sanguinante di paura.
Quando l’impasto già bolle e si ritorce
Si aggiunga la luce di un corpo di donna,
Da un pizzico di morte rinforzata,
Che un amore di poeta è così.
Inventario
Di che seta sono fatte le tue dita,
di che avorio le tue cosce lisce,
da quali altezze al passo tuo è giunta
la grazia di camoscio con cui passi.
Da che more mature hanno spremuto
il gusto un po’ asprigno dei tuoi seni,
da che India il bambù della tua cintola,
l’ oro degli occhi tuoi, da dove viene.
A quale ondeggiar d’onda vai a cercare
la linea serpentina dei tuoi fianchi,
da dove nasce il fresco della fonte
che dalla bocca sgorga quando ridi.
Da che boschi marini s’ è staccato
il ramo di corallo delle vene,
che profumo ti annuncia quando vieni
a cingermi di brame nella notte.