Leonardo Di Caprio Oscar o non Oscar, questo è il problema. Dopo aver visto The Revenant vi spieghiamo perché il dilemma è senza risposta.
Quante prove deve affrontare un uomo per raggiungere il suo obiettivo? Quanti ostacoli deve superare un eroe per raggiungere la meta? Quanta strada c’è da fare per avere quel che si merita? Queste le domande che ronzano in testa guardando Leonardo Di Caprio in The Revenant – Redivivo, interrogativi che riguardano sia il destino di Hugh Glass, il trapper interpretato nell’ultimo lavoro di Alejandro Gonzalez Iňàrritu, sia la sorte di uno degli attori più amati dal pubblico negli ultimi 20 anni. Sì, perché Leo questa volta ce la mette tutta per meritarsi quella statuetta che gli è sfuggita nelle precedenti cinque candidature.
Il mancato coronamento della sua carriera è un argomento che negli ultimi anni è diventato non solo motivo di discussione fra i cinofili più appassionati, ma anche di scherno ed ironia sul web. Quest’anno sembrerebbe finalmente la volta buona per ricucire lo strappo con i votanti dell’Academy, nato nel 1998 ai tempi del Titanic, quando escluso dalla cerchia dei nominati come miglior attore protagonista non si presentò alla cerimonia. Se anche fosse, però, ciò non significa che questa sia la sua miglior prova attoriale offerta al grande pubblico. Lo Hugh Glass di cui seguiamo l’incredibile serie di (dis)avventure sul grande schermo è di certo il più epico dei suoi personaggi, ma non la sua interpretazione migliore, o comunque non ai livelli dell’incisività del Calvin Candie di Django Unchined o del Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street, per non parlare dell’Amsterdam Vallon di Gangs of New York.
Anche qui la performance è di altissimo livello, ma più che una grande prova attoriale è una esagerata prova di resistenza fisica. D’altronde tutto il film è una lotta fra la natura e la troupe, che si è vista spesso costretta a cambiare set e location per continuare le riprese. Quindi, se dopo il film vi chiederete se quello che avete appena ammirato sia il miglior DiCaprio di sempre, la risposta sarà probabilmente no, ma quando vi chiederete se merita l’Oscar la risposta è senza dubbi “Sì”, per tutto quello che l’attore dà per il suo personaggio e per tutto ciò che ha dimostrato finora. Uno come Di Caprio non può dover aspettare i 60 anni quindi dategli questo Oscar a Di Caprio!
Venendo al film, un consiglio per tutti quelli che vogliono vederlo: fatelo al cinema. Perchè fra le cose migliori da apprezzare ci sono una fotografia quasi perfetta su paesaggi naturalistici da togliere il fiato de un sonoro impeccabile che contribuisce molto alla totale immersione nel film. Quello che Iňàrritu cerca di fare con la sua regia coinvolgente, non è raccontarci una storia, ma farcela vivere e sentire sulla pelle. Vuole immergerci nelle stesse acque gelate in cui nuota un DiCaprio in fuga, farci provare il gelo delle montagne innevate del Nord America, il dolore della zampa di un Grizzly che ti schiaccia la schiena. A tratti ci riesce più che bene, tramite un sapiente uso della soggettiva alternata a primi piani strazianti del volto agonizzante dell’eroe.
Se il film, però, non si eleva su vette dove solo pochi capolavori sono giunti, è perché manca il ritmo giusto. La regia procede a sbalzi, alternando minuti adrenalinici a lunghe sequenze di panoramiche naturalistiche e primi piani silenziosi. Insomma, la sensazione che quei 160 minuti circa non siano tutti necessari è forte; si ha la sensazione che il regista messicano abbia voluto strafare nel dimostrare di saper raccontare una storia attraverso la macchina da presa. Il film nel suo complesso risulta comunque oggettivamente bello, ma non il capolavoro che forse potreste aspettarvi. Un’altra cosa però merita di essere davvero apprezzata: l’interpretazione di Tom Hardy, nei panni dell’ antagonista, assassino del figlio, che ci regala un’interpretazione credibilissima di un personaggio ben costruito. Anche lui l’Oscar lo meriterebbe eccome, ma difficilmente riuscirà a battere la concorrenza di Christian Bale ne La grande scommessa, ma soprattutto dell’amatissimo dal pubblico americano e già vincitore del Golden Globe, Sylvester Stallone (lui sì, un redivivo nella lista dei candidati dall’Academy).
Quindi, di motivi per andare a vedere il film ce ne sono molti e nel caso aveste ancora qualche dubbio, pensate che magari potrebbe essere l’occasione per ammirare al cinema il film con cui (forse) Leonardo Di Caprio vinse finalmente l’Oscar. Il trailer.