Donne in intimo: breve excursus sulle storia della lingerie, dall’800, fino ai giorni nostri e la sua evoluzione in Creepyyeha, la collezione che mescola lo stile vintage a quello rock.
La lingerie è scelta dal popolo femminile di tutto il mondo perché richiama la seduzione, grazie alle trasparenze, ai pizzi, allo chiffon di seta e merletti. Non solo, sono tantissime le donne che, al contrario, optano per uno stile semplice e casto, che le rende più libere nei movimenti durante il giorno.
Grazie alla sua duplice vestibilità ed alla brillante creatività dei designer di moda, l’abbigliamento intimo è diventato via via, un connubio di stili d’epoca e contemporanei. Fa la sua comparsa intorno all’800 quando le donne dell’alta borghesia (o per apparire tali) ricorrono all’utilizzo di busti strutturati con stecche rigide, mutandoni e giarrettiere per esaltare la silhouette a discapito della comodità.
Solo cento anni dopo, con l’emancipazione femminile nelle attività quotidiane, si abbandonano questi canoni di bellezza per essere sostituiti dai primi reggiseni e camicioni di stoffa leggera, rendendo l’intimo alla portata di tutte le donne e non più un lusso per le classi agiate; dilagano le trasparenze e i tessuti leggeri e col passare del tempo la lingerie femminile si riduce sempre di più: prima gli slip e poi i tanga, per merito dell’invenzione della Lycra che cambia radicalmente il modo di vestire per via dell’elasticità della fibra.
Con gli anni ’80 l’intimo femminile si rivoluziona e diventa una volta per tutte la chiave della seduzione delle donne e desiderio dell’uomo, quando appare indosso all’attrice Kim Basinger una sottoveste corta di stoffa lucida nel film Nove settimane e mezzo; in questo periodo ci fu un’esplosione dell’intimo sexy indossata e pubblicizzata dalle star americane del calibro di Madonna che segnò la svolta dell’intimo nei suoi videoclip, caratterizzati dai body di tessuto stretch tagliati in vita e con un alzabusto elastico che dona alla donna una silhouette piena di curve e vitino di vespa.
Così, seduzione e sensualità si inseriscono nelle collezioni di lingerie, stravolgendo il mercato con effetti sorprendenti e dando vita alla figura della pin-up capitanata da Dita Von Teese, icona degli anni ’80 della forma a “clessidra”. Ancora oggi questo decennio di moda caratterizzato da eccessi, colori sgargianti e stile punk rock non cessa di far parlare di sé, non tramonta e torna sempre, in un modo o nell’altro, in auge.
Proprio ispirandosi a questo stile si fa largo una nuova generazione di designer americani, in particolare Yeha Leung che unisce la propria cultura cinese e moda occidentale con la sua linea d’abbigliamento intimo Creepyyeha, realizzando reggiseni, reggicalze, imbracature e girocolli dal tocco di fetish senza eclissarsi sul vecchio stile. Il segreto è optare più su un’estetica minimalista ed accentuare allo stremo la sensualità femminile, con l’utilizzo di metallo modellato sul corpo, tulle cucito in cintura per dare un effetto tutù e fiocchi che adornano le cinghie delle giarrettiere.
Leung, appassionata fin da bambina della moda, dopo essere rimasta colpita, a cinque anni, dallo stile spinto della cantante Madonna che metteva in discussione i tabù sulla nudità femminile nelle sue performance, ha cominciato ad avvicinarsi a questo mondo tagliando vestiti e modificandoli a suo piacimento. Così crescendo e frequentando poi una scuola di moda, inizia a realizzare la lingerie che avrebbe voluto lei stessa indossare, senza porsi quegli interrogativi esistenziali su cosa piace o meno al pubblico e soprattutto cosa ne potrebbe pensare del suo stile provocatorio.
Creepyyeha combina materiali estremi: da un lato la dolcezza del tulle e dall’altro la ruvidità del metallo e della pelle, apparendo spregiudicata ed ai limiti del perverso, ma rimanendo all’interno di quella sottile linea di confine che richiama le coprenze che esigevano gli anni ’80 nel campo dell’intimo. Quando nelle interviste chiedono a Yeha Leung se non stia tirando troppo la corda col fetish, lei risponde con una frase della celebre pin-up Dita Von Teese:
you can be the ripest, juiciest peach in the world and there’s still going to be somebody who hates peaches.
che significa: “puoi essere la pesca più matura e succosa del mondo e ci sarà sempre qualcuno con l’intenzione di odiare le pesche”.
Donne in intimo