La seduzione da millenni conduce le regole del rapporto uomo-donna. Perché è diventato così complicato per i due sessi riuscire ad incontrarsi? Nelle prossime righe proveremo a scoprirlo.
Da millenni uomini e donne si scontrano con le loro diversità e cercano di trovare un punto d’incontro per stabilire una connessione autentica volta a intessere un rapporto proficuo tra i due sessi che favorisca anche la riproduzione e la perpetuazione della specie umana. È una legge di natura a cui nessuno può sottrarsi e che, comunque, rivela anche dei risvolti piacevoli. Quando si riesce in quest’audace impresa si crea un’alchimia perfetta che giova ad entrambi i partner apportando un senso di completezza e una profonda sensazione di appagamento.
Riuscirci non è semplice a causa delle sostanziali differenze biologiche e comunicative esistenti tra i due sessi ed è necessario un grandissimo impegno individuale e di coppia. Su questo tema si è sempre discusso moltissimo proprio perché, per quanto se ne possa parlare, da quanti punti di vista si possa esaminare la questione, non si riesce mai a trovare una chiave di volta o, meglio, di svolta. Ecco allora il proliferare di saggi sull’argomento, film e talk show dedicati a questo tema e, ultimamente, il fiorire di innumerevoli blog di seduzione, come ad esempio Inattraction, in cui si sprecano consigli utili ad aumentare il proprio potenziale seduttivo e riuscire ad ottenere una vita relazionale, e possibilmente anche sessuale, più gratificante.
È vero anche che forse ora è più che mai importante interrogarsi sull’argomento e trovare quelle strategie più efficaci a stabilire questa tanto agognata connessione tra i due sessi. Questo perché ci sono dei fattori contingenti che, nel tempo, hanno complicato ulteriormente le cose: due fra tutti la tecnologia e la rivoluzione sessuale. La tecnologia è un’arma a doppio taglio nell’interazione uomo-donna, perché, se da un lato, consente di fare nuove conoscenze in maniera più semplice ed immediata, dall’altro non favorisce l’autenticità di questi nuovi incontri.
Dietro lo schermo di un computer o di uno smartphone possiamo essere tutto ciò che vogliamo e, spesso, questa mediazione virtuale ci consente di mettere in luce dei lati della nostra personalità che altrimenti non verrebbero mai fuori: è un po’ come se ci costruissimo un’identità virtuale fittizia dietro cui nasconderci ma che poi risulta difficile mantenere e che, comunque, mina fin dagli inizi una possibile relazione di qualunque tipo. Sostanzialmente si tratta di imparare ad essere se stessi e sfruttare quegli aspetti della tecnologia che possono moltiplicare le probabilità d’incontro, ma poi a quei nuovi incontri dobbiamo esserci noi e non il nostro alter ego digitale.
Un altro fattore importante che ha complicato l’interazione tra i due sessi è sicuramente la rivoluzione sessuale che ha coinvolto principalmente il genere femminile a partire dal secondo dopoguerra. L’emancipazione femminile, con la conquista del voto da parte delle donne, l’accesso all’istruzione e al mondo del lavoro e, soprattutto, con la liberalizzazione dei costumi sessuali, ha reso la donna più consapevole di se stessa ma, soprattutto, più ego riferita, più concentrata su se stessa, sui propri obiettivi e sui propri bisogni e, spesso, in tutto ciò, l’uomo assume un ruolo sempre più marginale. È come se si assistesse ad una super valutazione della donna da parte di se stessa e, conseguentemente, ad una sottovalutazione dell’uomo proprio perché le donne non hanno più materialmente bisogno degli uomini per ottenere un ruolo legittimo nella società.
Questo però non dovrebbe far dimenticare alle donne che esistono anche altri tipi di bisogni. Il bisogno di sentirsi desiderate, scelte, volute che nessuna donna potrà assolvere da sola. E né, tanto meno, ci si può sottrarre dal bisogno e dal desiderio di reciprocità che esclusivamente l’unione fra i due sessi può garantire. Che ci piaccia o no, abbiamo e continueremo sempre ad avere bisogno l’uno dell’altra; bisogna trovare un modo per incontrarsi a metà strada ed essere disposti a donarsi e non solo a pretendere che l’altro si adegui alle nostre aspettative.