Michael Moore Where To invade Next (the). Lunedi 9 maggio è uscito il nuovo documentario del ribelle e stravagante regista Michael Moore: Where to Invade The Next  e sarà disponibile solo fino a mercoledì 11 maggio 2016.

Michael Moore Where to Invade next (the)

Michael Moore, era già stato vincitore dell’Oscar per il miglior documentario con Bowling a Columbine (2003-tema della proliferazione delle armi e soprattutto della cultura della violenza negli Stati Uniti) e della Palma d’oro al Festival di Cannes con Fahrenheit 9/11 (2004).

Le voci sul nuovo lavoro del regista americano sono divise tra il positivo e il negativo. Su alcuni punti, però la criticità è unanime: nella rappresentazione di certi paesi ( si, stiamo parlando proprio dell’Italia), il documentario mostra una collezione di stereotipi, in cui non c’è stata la volontà da parte di Moore di scovare la verità e la criticità sotto la copertina patinata dei sorrisi di circostanza, rivolti alle sue telecamere.

Fondamentalmente nel documentario (evitando SPOILER) il regista suggerisce al Pentagono di “ritirarsi” perché d’ora in poi sarà lui stesso ad occuparsi delle “invasioni in nome dell’America”.  Moore interpreterà il ruolo dell’invasore, che fa visita ad una serie di nazioni (tra cui Italia, Francia, Finlandia, Germania, Islanda, Norvegia, Portogallo, Slovenia e Tunisia) per prenderne spunto e migliorare le prospettive della politica interna ed Estera degli Usa.

Il problema non sta tanto nella piena promozione della politica generale dell’Unione Europea e dei paesi che fanno parte della zona mediterranea, ma far apparire alcuni di essi come luoghi di villeggiatura per lavoratori, in cui  ci sono che colline verdi, una siesta infinita, i weekend lunghi, delle vacanze ai tropici una volta al mese, problemi inesistenti sul mercato della disoccupazione.

Questo ad esempio è il quadretto che viene fatto dell’Italia, (sulla stessa scia di Woody Allen nello stereotipato e molto criticato From Rome with Love del 2012) e quindi molto probabilmente, è il nostro l’esempio fra i più stridenti, rimanendo nel tema della percezione da parte nostrana (quindi dei diretti interessati) e la percezione di chi, dell’Italia, ha solo un’idea ricca di vino, risate, amici e vacanze.

Moore fa una serie di interviste e, alla faccia del Job Act, della disoccupazione, delle pensioni spostate a 75 anni (ecc.) la coppia scelta parla solo di infiniti giorni  di ferie ( sempre alla faccia delle due settimane annuali di tutto il resto d’Italia); la seconda intervista è con il CEO della Ducati, Claudio Domenicali, e gli imprenditori marchigiani Lardini, produttori di capi d’abbigliamento per grandi firme. Non viene presa l’altra grande fascia dei lavoratori italiani, che per andare avanti fanno due lavori, con 3 figli a carico, mutuo e conto in rosso in banca.

Non viene messa in discussione l’intenzione e la coscienza critica, il coraggio di Moore: documentario dopo documentario, spunto dopo spunto, dal macrotema statunitense delle armi a quello della sicurezza nazionale, da quello della sanità a quello della crisi del capitalismo, il regista aveva sempre rispettato una certa onestà intellettuale, senza perdersi in giochi di specchi e trappole per le allodole. Ma in Where to invade the next  il “nemico” da sconfiggere sembra essersi vaporizzato.

C’è da dire che mentre qui in Italia le critiche sono state poco benigne, in  madrepatria è già acclamato sia dal pubblico che dai critici cinematografici come l’ennesimo tagliente, irriverente, comico ed irresistibile documentario di Moore, molto atteso dopo 6 anni di assenza dalle scene. Qui il trailer

 

Michael Moore Where to Invade next (the)