I Malavoglia: professori, portate i ragazzi nei teatri, la strada più breve per conoscere i grandi classici.
Il 15 novembre abbiamo assistito alla rappresentazione de I Malavoglia al teatro Quirino di Roma, con protagonista Enrico Guarnieri nel ruolo di Padron ‘Ntoni. La sua interpretazione è stata intensa e carica di pathos, riuscendo a esprimere a pieno tutta la sofferenza di una famiglia vittima della sventura e di un uomo semplice ma combattivo, sconfitto dai suoi umili sogni e la cui tenacia e i cui valori non bastano a salvare ciò a cui tiene di più.
Il cast al completo è stato impeccabile, con una scenografia semplice, ma efficace nel rendere intelligentemente i due spazi, domestici e marinari. Insomma, una rappresentazione teatrale ideale per chi volesse riscoprire un grande classico della nostra letteratura. E per chi invece non lo conoscesse proprio? Ad assistere, c’erano, infatti, diversi gruppi scolastici, con ragazzi per lo più intorno ai diciotto anni. Parlando con alcune insegnanti, abbiamo sentito in loro due sentimenti contrapposti: la gioia per la qualità della rappresentazione e l’entusiasmo dei ragazzi che sembravano aver apprezzato, ma anche il dispiacere per gli studenti che non erano voluti venire ad assistere, ritenendo probabilmente “una noia” Verga.
A questi ragazzi sarebbe superfluo e improduttivo fare la ramanzina, parlando della grandezza di certi classici e certe tematiche; piuttosto, però, vogliamo dare loro un consiglio: vedere a teatro una rappresentazione che concentra in due ore quel che è scritto in tre/quattrocento pagine è uno dei modi migliori per imparare qualcosa che bisogna comunque studiare. Quel che vediamo rimane spesso più impresso di quel che leggiamo. I professori non dovrebbero pretendere che tutti amino la letteratura e il teatro perché ognuno ha le sue attitudini, ma devono far leva sui tasti giusti.
Mettere in condizione certi ragazzi di pensare che il teatro sia la scorciatoia più bella per lo studio potrebbe riuscire a coinvolgerli in qualcosa che li colpirà più di quanto avessero creduto. Potrebbe essere propedeutica una bella lezione ad inizio anno “Guida per imparare a riconoscere i grandi classici: le vie più brevi”, e scegliere le opere giuste, alternando a lavori classici anche cose più moderne, per rendere l’apprendimento una sfida stimolante e il meno possibile pesante.
Riportare i ragazzi a teatro, usando più l’astuzia che l’imposizione, che tanto da adolescenti qualsiasi forzatura viene rifiutata per puro principio di ribellione. Cari professori, aiutate i ragazzi ad aprirsi un po’ di più verso un mondo che nasconde meraviglie e che non conoscono poiché sono per loro celate dentro un baule istituzionale. Fategli capire che arte e teatro vanno al di là dell’istituto scolastico, ma sono una scuola di vita per tutti. Potreste ritrovarvi dei diciottenni disorientati, stupiti ma contenti all’uscita della rappresentazione di un’opera di quasi centocinquanta anni fa.
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