Elisir d’amore: una donna capricciosa, un uomo semplice innamorato, un medico imbroglione, una villanella chiacchierona: il genio di Gaetano Donizetti in una una storia comica vagamente malinconica.

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Elisir d’amore è un’opera lirica di Gaetano Donizetti sul libretto di Felice Romani composta da due atti, che va in scena per la prima volta il 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano. Donizetti compone il melodramma in soli quattordici giorni, ma nonostante il poco tempo riesce a creare un’opera comica di elevata qualità. Un “melodramma giocoso“, capace di accogliere anche un elemento patetico, che raggiunge il culmine nell’aria “Una furtiva lagrima”. L’opera lirica si dichiara un successo da subito, con ben 32 repliche consecutive. Artefice della sua riuscita la melodica tanto cara a Donizetti, che si coniuga amabilmente con l’elemento buffo dell’opera striato di malinconia.

Elisir d’amore: trama

La storia è ambientata in un villaggio dei paesi baschi alla fine del XVIII secolo.

Atto I
Mentre i contadini riposano all’ombra, la proprietaria del terreno Adina, legge in disparte il libro che racconta la storia di Tristano e Isotta. Il contadino  Nemorino, segretamente innamorato della donna la guarda ammirandola, dispiaciuto per non avere la caJpacità di conquistarla. I campagnoli chiedono ad Adina di leggere qualche pagina del libro ad alta voce e lei narra la storia di Tristano che per conquistare la regina Isotta, utilizza un filtro magico che lo aiuta a farla innamorare di lui.

Mentre Nemorino inizia a pensare come può procurarsi questo filtro, giunge in paese il sergente Belcore che ha il compito di arruolare nuove leve. Inizia a corteggiare Adina sino a proporle di sposarlo, ma la donna gli risponde che ha bisogno di pensarci. I due si scambiano una serie di battute e Adina sostiene che l’amore fedele non fa al caso suo. Contemporaneamente arriva in paese il dottor Dulcamara, un imbroglione, che si spaccia per medico e propone alla gente i suoi potenti ed efficaci preparati. Nemorino che è un credulone, gli chiede se per caso ha anche l’elisir che fa innamorare e il truffatore gli propone al costo di uno zecchino una bottiglia di vino, spiegandogli che l’effetto si vedrà dopo un giorno (il tempo necessario per darsela a gambe).

Il contadino beve l’elisir e si ubriaca: questo suo stato gli permette di diventare sciolto e spigliato, tanto da essere indifferente alla presenza di Adina, che rimane infastidita, abituata com’è ad essere desiderata dagli uomini. La donna per vendicarsi dell’indifferenza di Nemorino, decide di sposare il sergente Belcore, che però deve partire il giorno seguente; le nozze quindi vengono fissate per  lo stesso giorno. Nemorino, memore delle parole del dottore, cerca di convincere Adina, ad aspettare il giorno dopo, ma la donna non lo ascolta e va via con Belcore.

Atto II
I preparativi per le nozze sono ormai in atto. Quando arriva il Notaio d’amore per celebrare il matrimonio, Adina dice di voler attendere la sera perché vorrebbe sposarsi in presenza di Nemorino per punirlo della sua indifferenza. L’uomo dal canto suo vorrebbe acquistare un’altra bottiglia del filtro magico di Dulcamara, ma non avendo più i soldi si arruola tra i soldati di Belcore, per ottenere una buona paga e potersi permettere la spesa. In questo modo il sergente ha l’occasione di  allontanare il rivale. Giannetta, una villanella, diffonde la voce che Nemorino ha ottenuto una cospicua eredità da un suo zio.

Questa novità, di cui sono all’oscuro lo stesso contadino, Dulcamara e Adina, fa sì che le ragazze corteggino il giovane ed egli inizi a pensare possa essere l’effetto dell’elisir, mentre Adina si ingelosisce. Dulcamara racconta alla ricca proprietaria di aver venduto un elisir d’amore a Nemorino, così lei capisce di essere amata. Anche Nemorino comprendendo che Adina lo ama, ne è felice. Non arriva però una vera dichiarazione di amore da parte della donna e questo delude Nemorino, che dice di voler andare via dal paese. Solo di fronte a questa risolutezza Adina confessa di amarlo. Dulcamara va via raggiante per l’effetto del suo elisir.

Il toccasana di Dulcamara

Cos’è quindi nell’opera il toccasana di Dulcamara? Non è altro che l’elisir d’amore che dà il nome al capolavoro di Donizetti. Un finto elisir venduto dal truffaldino dottor Dulcamara al malcapitato Nemorino , visto che si tratta di una bottiglia di vino bordeaux. Un elisir che nulla ha a che fare con le proprietà della vera dulcamara, una pianta cespugliosa e rampicante, i cui rametti possono essere masticati, proprio come accade per la liquirizia.

La dulcamara in omeopatia, ha delle proprietà benefiche che si allontanano alquanto dalle proprietà del finto elisir d’amore del melodramma donizettiano. La pianta vanta infatti proprietà antivirali, antibatteriche, emolitiche, antiseborroiche e anestetiche locali. É considerata anche un buon espettorante. Va tenuto presente che è pur sempre una pianta tossica, quindi è assolutamente sconsigliato il fai da te.

Elisir d’amore: il libretto

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Elisir d’amore: personaggi

Adina: ricca e capricciosa proprietaria terriera, abituata ad essere corteggiata e ammirata, tanto da rimanerci male, quando Nemorino rimane indifferente alla sua presenza. Di lei colpiscono l’audacia, il carattere forte e l’eccessiva fiducia in se stessa: basta una mancata considerazione, senza volerlo, da parte di un uomo a far crollare la sua forza e la sua audacia. Inizia ad apprezzare il povero contadino quando questi non la considera più: ha bisogno di rassicurazioni da parte di Dulcamara e solo quando viene a conoscenza dell’elisir si convince realmente. Una forza e un’audacia che diventa improvvisamente traballante.

Nemorino: è la personificazione della ingenuità e della schiettezza. Rappresenta l’amore allo stato puro, il mettersi in gioco e il darsi totalmente per ottenere ciò in cui  crede. Al contrario di Adina lui confida nell’amore e prova ogni cosa pur di ottenerlo. E sembra quasi che il destino all’inizio beffardo decida improvvisamente di andargli incontro e premiarlo. Questo personaggio è l’emblema del bene che prevale sulle ostilità.

Belcore: il sergente ha il ruolo del guastafeste, una persona che a prima vista sembra sicura di sé, ma che ci tiene in qualche modo a far scomparire il suo rivale in amore, favorendo la sua partenza. Personaggio ambiguo,  apparentemente innamorato, ma forse per lui Adina è solo un capriccio, forse il tutto è solo frutto di una competizione. In ogni caso, Adina sceglie l’amore vero.

Il dottore Dulcamara: una figura truffaldina, che arriva al villaggio sperando di poter raggirare gli abitanti, fingendosi medico per vendere i suoi finti medicamenti. Una figura negativa che fa la sua entrata da imbroglione e ne esce quasi redenta: involontariamente ha convinto Adina che Nemorino la ama e ha fatto ubriacare il contadino, donandogli la scioltezza che ha poi scatenato l’indignazione della donna e messo in moto il meccanismo che permette ai due di congiungersi.

Giannetta: è una villanella che ha un ruolo breve ma fondamentale nell’opera. Il suo pettegolezzo sulla finta eredità di Nemorino, fa sì che le ragazze corteggino il contadino, e che sia l’uomo che Dulcamara inizino a credere alla potenza dell’elisir e Adina si accorga dell’amore dell’uomo. Anche in questo caso elementi negativi come la bugia e il pettegolezzo di paese si trasformano in qualcosa di positivo.

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