Charles Bukowski: la vita vera di uno scrittore controverso, attraverso le parole del suo “Azzeccare i cavalli vincenti”. Da leggere per non restare in superficie.
Il 9 marzo 2016 è stato il ventiduesimo anniversario della scomparsa di uno degli autori più discussi della seconda parte del novecento, Henry Charles “Hank” Bukowski Jr., ma per tutti i suoi lettori semplicemente Henry Chinaski (il suo alterego letterario), o semplicemente il vecchio Buk, come se fosse un amico. Infatti leggendolo la sensazione è quella di trovarsi seduto al bancone (perché sullo sgabello del bancone siedono i veri bevitori secondo Hank) a parlare con qualcuno che potresti incontrare in qualsiasi bar di periferia, pronto a raccontarti storie interessanti, spesso sconce, a volte divertenti, ma sempre intriganti.
Per alcuni, Charles Bukowski è sempre stato quello o poco più, un ubriacone che ha avuto la fortuna di azzeccare qualche storia, una frase buona ed efficace qua e là, il cui unico scopo era quello di cercare di svoltare la serata con qualche donnaccia più disperata di lui. Proprio puntando su questa idea errata la Feltrinelli ha fatto uscire una delle sue ultime raccolte di racconti Absence of the hero (letteralmente, Assenza dell’eroe) col titolo stravolto Scrivo solo per portarmi a letto le ragazze, col chiaro intento di accaparrarsi quella fetta di pubblico che di lui conosce poco e nulla. Perché chiunque abbia letto almeno un suo romanzo, una raccolta di racconti e almeno un paio di suoi libri di poesie sa che Hank era molto di più.
Se è vero che le sue storie vertono spesso intorno ai soliti argomenti: donne, bevute, scommesse e bassifondi è allo stesso tempo difficile non accorgersi come in mezzo a tutto questo abbia saputo disseminare frasi, lezioni, perle che da sole valgono la carriera di molti degli scrittori mediocri che troviamo pubblicati in libreria; riuscendoci tramite l’ascolto e l’osservazione di ciò che lui stesso definiva il più bello spettacolo del mondo (e tra l’altro gratuito): la gente. Riuscendo a guardare davvero, andando oltre l’apparenza, vedendo il potenziale in quel che per tutti non valeva niente e scovando il marcio in quel che invece brillava alle apparenze.
Passare una vita sbarcando il lunario fra i lavori più umili e disparati, ottenere il vero successo solo passati i cinquant’anni, sicuramente gli ha fornito la possibilità di vivere a pieno le difficoltà della vita della gente comune, patire la fame gli ha fatto comprendere la disperazione, risvegliarsi in ospedale dopo aver rischiato la vita per il vizio del bere gli ha fatto capire cosa significa toccare il fondo. Ma dal letame si sa, nascono i fiori, e dal gelo di tanti suoi racconti è venuta fuori una primavera di meraviglie. Perché la meraviglia non è solo qualcosa di palesemente bello e splendente, ma ciò che ci tocca dentro,
e tante sue parole sanno arrivare dritte come un pugno allo stomaco.
Passato il dolore ci aiuta a capire quanto possiamo resistere, come siamo capaci di rialzarci, come, se si lotta e si ama la vita, in qualche modo ce la si fa sempre. Uno dei pregiudizi più diffusi è pensare a Charles Bukowski come un alcolizzato senza istruzione, mentre la sua curiosità e il suo amore per le lettere e la musica lo hanno spinto ad avere una cultura umanistica di tutto rispetto. Fra i suoi libri più amati c’era Padri e figli di Turgenev (un classico della letteratura russa ottocentesca) e il suo genere musicale preferito era la musica classica: una sensibilità sorprendente per un frequentatore di squallidi bar, vero? Ma la sorpresa è l’elemento fondamentale nel suo approccio alla vita, il non finire mai di stupirsi delle cose più semplici ha saputo portarlo ad amarle e saperle raccontare come pochi altri.
Per comprendere meglio il suo percorso, nel 2008 la Feltrinelli ha avuto la fortunata idea di pubblicare Azzeccare i cavalli vincenti, una serie di suoi scritti in ordine cronologico dal 1944 al 1994, che riesce a ben mettere in luce la sua evoluzione umana e artistica. Perché anche se il successo arrivò tardi (cominciò a pubblicare racconti su varie riviste indipendenti dall’età di 24 anni ma riuscì a far uscire la prima raccolta di racconti solo intorno ai 40 anni,) la passione per la scrittura lo ha sempre accompagnato. Anche quando riuscì finalmente a goderne i frutti rimase la stessa persona di sempre; motivo per cui preferiva conoscere e incontrare reietti nei bar piuttosto che ritrovarsi a parlare con fan su di giri, che andavano a cercarlo fin sulla porta di casa sua.
Se non avete mai letto Charles Bukowski, siete ancora in tempo a recuperare, potendo scegliere anche da cosa cominciare: se preferite i romanzi potreste cominciare dalla fine e leggere il suo ultimo lavoro Pulp, che tutto sembra fuorché un romanzo scritto da un settantatreenne vicino alla morte, visto come scherza proprio con la grande mietitrice; se amate la poesia, Le ragazze che seguivamo è una delle sue raccolte migliori vista la varietà di temi e sentimenti; se invece siete per i racconti, Storie di Ordinaria follia è sicuramente la raccolta più famosa (vi è stato anche tratto un film) ma Compagno di sbronze probabilmente è quella più tosta, con contenuti crudi ma messaggi duraturi.
Se invece lo conoscete già, non smetterete di leggerlo, perché sapete che troverete sempre qualcosa di nuovo da imparare dal vecchio Hank, sia in positivo che in negativo. “Si fa un solo giro sulla giostra. La vita è degli audaci” , e che bella montagna russa deve essere stata la sua, malgrado tutto; e il suo lascito più grande è spronare i suoi lettori a fare lo stesso, vivere la vita prendendone il meglio e amandone comunque il peggio.
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