René Magritte, il genio surrealista che ha sconvolto il reale contaminandolo con il fantastico, è devoto alla sua Fata ignorante e non esita a dipingere sogni. Siamo entrati nel suo mondo onirico per svelarne i misteri.

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Il Belgio è il suo paese natale, Renè Magritte vi nasce infatti il 21 novembre 1898 ed in seguito alla morte di sua madre, suicida nelle acque del fiume Sambre, la famiglia si trasferisce diverse volte. Nel 1918 si trovano a Bruxelles ed il giovane René si iscrive all’Accademia di belle arti. I suoi primi lavori seguono le correnti avanguardiste del ‘900 per poi orientarsi definitivamente in quella surrealista, scelta presa dopo aver scoperto l’italiano Giorgio de Chirico. Si sposa nel 1922 con Georgette ed inizia a lavorare come grafico per assicurarsi la stabilità economica. A dargli l’ispirazione giusta è Canto d’amore di de Chirico, il cui messaggio è: l’arte deve rompere con le vecchie abitudini mentali e permettere una visione nuova.

“Il surreale, o la surrealtà, è la realtà liberata dal senso banale o straordinario che le è associato. Il surreale è la realtà che non è stata separata dal suo mistero. Il pittore surrealista descrive il pensiero che può esser reso visibile dalla pittura. Questo pensiero evoca il mistero, il mistero senza cui nessun pensiero e nessun mondo sarebbero possibili.”

I suoi quadri sono molto conosciuti, soprattutto quello che ritrae una pipa “che non è una pipa”. Il suo stile viene definito “illusionismo onirico” perché proprio come nei sogni le sue opere rappresentano immagini e suoni percepiti come reali da chi li sta sognando, ma che in realtà non sono che delle illusioni che nascondono al loro interno un mistero che non sempre è svelabile. René Magritte è in grado di stupire e di destabilizzare chi osserva i suoi quadri, grazie all’accostamento di oggetti reali che perdono però il loro senso d’essere e divengono portatori di messaggi che solo ognuno di noi è in grado di decifrare.

Libri su René Magritte

Questo non è un libro

renè magritte questo non è un libroScritto a quattro mani da Rosetta e Margherita Loy, questo testo è stato pensato per far conoscere ai bambini la pittura e sviluppare la loro immaginazione. La storia si svolge nel salotto della casa di Magritte, dove il pittore siede in poltrona. Mentre si lascia riscaldare dal fuoco del camino, all’improvviso da una nube di fumo compare una locomotiva; inizia da qui un viaggio fantastico che attraversa tutti i mondi creati da Magritte nelle sue opere. Il titolo del libro riprende chiaramente il nome del quadro Questa non è una pipa, opera che esprime la differenza tra il linguaggio e l’arte figurativa; tra la realtà e l’immaginazione.

Magritte di Marcel Paquet

renè magritte Se siete dei neofiti e avete paura di comprare un libro e poi doverlo lasciare in casa a prender polvere, questo testo può aiutarvi. Il linguaggio semplice ma dettagliato permette una lettura molto agevole che allo stesso tempo vi introdurrà nel mondo della pittura alla scoperta di René pittore surrealista. In poco meno di 100 pagine, questo libro raccoglie informazioni, aneddoti e spiegazioni sulle opere più importanti di Magritte; sfogliandolo ne troverete anche delle riproduzioni.

 

Magritte. Questa non è una biografia

Anche Thomas Campi e Vincent  Zabus hanno scherzato sul titolo del libro ma con una buona ragione. Il testo non è infatti una classica biografia ma un vero e proprio racconto che ci porta a conoscere il pittore surrealista attraverso gli occhi di Charles Singullier. Il protagonista della storia è un impiegato modello che trova una bombetta al mercato delle pulci di Bruxelles, non appena l’avrà indossata verrà sconvolto dall’universo di Magritte e dovrà cercare di uscire dal labirinto nel quale è finito attraverso la conoscenza delle sue opere; solo così potrà salvarsi.

 

[nextpage title=”Frasi di Renè Magritte”]

“Non credo che l’uomo decida nulla, né il futuro né il presente dell’umanità. Penso che noi siamo responsabili dell’universo, ma questo non significa che decidiamo qualcosa.”

“Il mondo è così totalmente e meravigliosamente privo di senso che riuscire a essere felici non è fortuna: è arte allo stato puro.”

“La mente ama l’ignoto. Ama le immagini il cui significato è sconosciuto, poiché il significato della mente stessa è sconosciuto”

Io cerco di trasformare in materia l’insensibile.

“Non dipingo: utilizzo oggetti che hanno l’apparenza di quadri, perché il caso ha fatto sì che questa forma espressiva convenisse meglio ai miei sensi.”

“Il linguaggio dell’autenticità dà alle parole significati che non hanno mai avuto prima.”

“Uno studioso al microscopio vede molto più di noi. Ma c’è un momento, un punto, in cui anch’egli deve fermarsi. Ebbene, è a quel punto che per me comincia la poesia.”

Nessuna persona sensata crede che la psicoanalisi potrebbe chiarire il mistero del mondo.

“I sogni non vogliono farvi dormire, al contrario, vogliono svegliare.”

“La realtà non è mai come la si vede: la verità è soprattutto immaginazione.”

Le persone che cercano il significato simbolico mancano di afferrare la poesia e il mistero inerente alle immagini.”

“La domanda “Chi siamo?” riceve una risposta deludente nel mondo in cui dobbiamo vivere. In effetti, siamo solo sudditi del cosiddetto mondo civile, dove intelligenza, bassezza, eroismo e stupidità convivono perfettamente bene e vengono spinti in primo piano a fasi alterne.”

Nella vita tutto è mistero.

“Ogni epoca ha una sua coscienza propria che le altre epoche non sanno assimilare.”

[nextpage title=”Dipinti di Renè Magritte”]Golconda

Dipinto nel 1953, Golconda è uno dei quadri più famosi ed anche quello meno interpretabile delle opere di Magritte. Sullo sfondo, le tipiche abitazioni belga ed un cielo sgombro da nuvole. Ad attirare l’attenzione, però, è l’immagine ripetuta dell’uomo con la bombetta, dalla forma stilizzata, che è disegnato quasi geometricamente, perché le immagini sono posizionate sulla tela in modo equidistante; a cambiare sono solo le dimensioni e l’orientamento. Spiazzare il fruitore dell’opera e destabilizzarlo, è questo che cerca di fare Magritte con la sua arte; in quest’opera ci è sicuramente riuscito.

Chi si ferma ad ammirare Golconda, non capisce se gli uomini stiano scendendo dal cielo come gocce d’acqua o vi stanno salendo sfidando ogni regola fisica. Renè Magritte non offre mai una sola visione, ognuno può analizzare quest’opera in base alla propria cultura ed ai punti di vista. Se per alcuni gli omini di Golconda stanno cadendo, per altri potrebbero invece salire su fino al cielo diretti verso una meta che non ci è dato di sapere (Magritte non credeva nell’aldilà).

Il titolo del quadro si riferisce all’omonima città indiana famosa per la lavorazione dei diamanti e di altre gemme, perfetta dal punto di vista organizzativo, è vista dal pittore come una città utopica dalla quale prendere esempio. La sua Golconda sarebbe invece una città distopica, nella quale per raggiungere i “piani alti” bisogna per forza sottomettersi a delle rigide regole? Forse si, forse no. Il mistero non viene svelato.

L’uomo con la bombetta

Un uomo vestito di tutto punto, con un abito nero, una camicia bianca ed una cravatta marrone è un autoritratto ed allo stesso tempo non lo è. Il surrealismo di René Magritte mescola il reale con l’immaginario e confonde sempre. Il pittore ritrae se stesso, lui vestiva davvero come l’uomo nel quadro, però non lascia scoperto il volto; una colomba bianca, con le ali spiegate, nasconde l’identità del personaggio dipinto. Chi è allora? Scegliere di rispondere a questa domanda è sempre compito di chi si confronta con l’opera, il curioso passerà ore ed ore a porsi questa chiederselo, mentre il riflessivo avrà sicuramente una risposta. L’uomo con la bombetta potrebbe rappresentare noi ed il nostro animo sfuggente, i nostri segreti e perché no, i segreti degli altri.

La firma in bianco

In questo dipinto del 1965 è rappresentata una signora che indossa un bel cappotto rosa, abbinato ad un cappello dello stesso colore, che va a cavallo in un bosco. René Magritte nasconde il cavallo e la donna tra i tronchi degli alberi mostrandone e celandone alcuni dettagli. Il suo intento è quello di mostrare il visibile e l’invisibile, perché l’uomo è capace proprio di fare questo. La pittura è infatti il mezzo con il quale il pensiero si trasforma in colori e forme, che a loro volta veicolano dei messaggi. Ma è l’autore stesso a spiegarlo:

“Le cose visibili possono essere invisibili. Se qualcuno va a cavallo in un bosco, prima lo si vede, poi no, ma si sa che c’è. Nella Firma in bianco, la cavallerizza nasconde gli alberi e gli alberi la nascondono a loro volta. Tuttavia il nostro pensiero comprende tutti e due, il visibile e l’invisibile. E io utilizzo la pittura per rendere visibile il pensiero.”

Il doppio segreto

Anche in questo dipinto Magritte gioca con le percezioni: il quadro ritrae un uomo dalle sembianze androgine privo di espressione. Il suo volto è stato staccato dalla testa e i contorni frastagliati lo fanno sembrare un frammento. Nella parte destra, la testa è una cavità di un colore marrone simile al legno al quale sono attaccati dei sonagli. L’immagine sconvolge perché la mente non avrebbe mai immaginato che all’interno di un corpo ci potesse essere una sostanza diversa da quella che compone un essere umano. Magritte ricorda allo spettatore che le regole del reale non sono le stesse che regolano l’oggetto artistico e che quello che guida la nostra mente non è sempre giusto.

Rene Magritte: La fata ignorante

L’ispirazione, il genio e le idee sono come una fata ignorante che ignora quale sia il suo compito ma che è in grado di creare magie. Ad ispirare i poeti e gli scrittori del passato c’erano le muse, donne invocate perché aiutassero l’immaginazione a compiere il suo lavoro nel migliore dei modi. Per Magritte la musa è una donna bionda, dagli occhi chiari e le labbra rosse; accanto a lei c’è una sfera che rappresenta il mondo immaginario che porta con sé ed alle sue spalle c’è un sipario, simbolo dell’ignoto.

Il volto freddo ed immobile della donna contrasta con la luce nera di una candela che le nasconde una parte del volto; è il mistero dell’arte, nessuno di noi sa quali sono i meccanismi con i quali è possibile trasformare un pensiero in un’opera. La fata ignorante, il dipinto che rappresenta la creazione artistica è stato al centro di un altro mistero, quello che legava Michele al marito di Antonia nel film, di Ferzan Özpetek, Le fate ignoranti. Alla morte del marito Massimo, Antonia trova un quadro dietro il quale una frase inequivocabile le fa capire che lui la tradiva:

“A Massimo, per i nostri sette anni insieme, per quella parte di te che mi manca e che non potrò mai avere, per tutte le volte che mi hai detto non posso, ma anche per quelle in cui mi hai detto ritornerò. Sempre in attesa… Posso chiamare la mia pazienza amore? La tua fata ignorante.”