L’enigma della Sfinge, l’indovinello più antico della storia, che apre le porte della vittoria ad un uomo leggendario, per poi richiuderle alle sue spalle e aprire quelle della tragedia. La Sfinge, Edipo, la sua stirpe. Una figura mitologica e una figura eroica a confronto.
Enigma della Sfinge: la storia
L’Enigma della Sfinge è il primo indovinello della storia di cui si abbia documentazione scritta. Il mostro, di una cattiveria inaudita, costituisce la punizione inflitta da Giunone ai tebani per i troppo pochi sacrifici celebrati in suo onore. É maestosa ed incute una paura che va al di là di ogni immaginazione con quel suo corpo di leone alato e la sua testa umana. La Sfinge che veglia l’accesso a Tebe e non appena scorge un viandante, gli blocca il passaggio; per poter avere accesso alla città, il malcapitato deve prima risolvere l’enigma che la creatura gli pone.
Non è un gioco, non si può né rimandare, tanto meno evitare. É una questione vitale. Chi non risolve l’enigma non solo non varca la soglia della città, ma ancora peggio viene divorato dalla Sfinge. E sono tanti quelli che finiscono tra le sue fauci: la quantità di ossa accumulate ai piedi del dirupo sul quale la Sfinge dimora, parla da sola. Creonte re di Tebe, fratello di Giocasta, disperato dalla persecuzione del mostro alato decide di pubblicare un editto nel quale viene promessa in sposa sua sorella e la corona di Tebe a colui che avrebbe risolto l’indovinello, liberando in questo modo la città dall’influenza della Sfinge. In tanti ci provano, ma vengono mangiati dalla creatura. Fino a quando non arriva Edipo.
La leggenda narra che fosse proprio la Sfinge di Giza a custodire l’ingresso della città greca di Tebe e a porre l’indovinello ai viaggiatori, per consentirne il passaggio. L’enigma della Sfinge egizia non è specificato nei racconti più antichi, ma viene ritrovato negli scritti più recenti. La grande Sfinge di Giza è la più imponente e la più antica statua monumentale in tutto il mondo, icona simbolo dell’intero Egitto. Una creatura mitologica appartenente alla cultura egizia antica che ha assunto diversi significati nel corso della storia umana. L’abbinamento della figura uomo-animale è vista dagli storici come una simbolica unione tra la forza e il potere del leone e l’intelletto di un re.
L’enigma della Sfinge
Si parla sempre di un indovinello, ma in realtà qual’è l’enigma della Sfinge? Da diverse testimonianze scritte si evince che non solo le domande che lo compongono sono due, ma esiste una variante della stessa domanda.
“Qual é quell’animale che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha solo due e la sera tre?”* *
“Chi, pur avendo una sola voce, si trasforma in quadrupede, tripede e bipede?”*(variante)
“Esistono due sorelle, delle quali l’una genera l’altra, e delle quali la seconda, a sua volta, genera la prima. Chi sono?”
Chi risolse l’enigma della Sfinge
La soluzione all’enigma della Sfinge viene data da Edipo che coraggiosamente affronta il mostro che tanto terrorizza gli abitanti di Tebe e i viandanti.
“Qual é quell’animale che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha solo due e la sera tre? “**
“Chi, pur avendo una sola voce, si trasforma in quadrupede, tripede e bipede?”** (variante)
“Esistono due sorelle, delle quali l’una genera l’altra, e delle quali la seconda, a sua volta, genera la prima. Chi sono?”
Alla prima domanda l’uomo risponde:
“E’ l’uomo. Da bambino si trascina sulle mani e sui piedi, diventato grande, cammina sui due piedi e infine da vecchio si appoggia sul bastone.”
Soluzione enigma della sfinge
“Il Giorno e la Notte”
La Sfinge di fronte alla soluzione del suo enigma non ha altra scelta, se non quella di suicidarsi lasciandosi cadere dal monte Citerone. Edipo acclamato dal popolo diventa re e sposa Giocasta che in seguito si rivela essere sua madre.
Chi era Edipo
Laio il re di Tebe è disperato, in quanto sua moglie Giocasta non riesce a dargli un erede. Consulta di nascosto l’Oracolo di Delfi, che in realtà gli dice che il figlio che avrebbero avuto, sarebbe stato una disgrazia, in quanto il bambino, fattosi adulto lo avrebbe ucciso e avrebbe poi sposato sua madre, provocando la rovina della stirpe. Laio in seguito a questa premonizione, decide di ripudiare sua moglie senza alcuna spiegazione. Ma Giocasta, desiderosa di maternità, riesce a far ubriacare suo marito e a giacere con lui una notte, rimanendo incinta.
Quando il bambino nasce, Laio, nella speranza di evitare che si compia quanto previsto dall’oracolo, gli fa forare le caviglie per farvi passare una cinghia e comanda ad un servo di “esporlo” nella foresta alla mercé delle bestie. In realtà il piccolo viene salvato da un pastore, Forbante, che lo conduce da Peribea, la moglie del re di Corinto. Il bambino cresce presso la corte del re e gli viene dato il nome di Edipo che in greco significa “piede gonfio” in riferimento ai suoi piedi gonfi, a causa delle ferite riportate. Diverso tempo dopo, Edipo viene a sapere di non essere realmente figlio dei reali di Corinto.
Il giovane in preda allo sconforto, ricorre all’Oracolo di Delfi, chiedendo di rivelargli la verità, ma Pizia, la sacerdotessa di Apollo che presso l’Oracolo dà i responsi, lo respinge in malo modo, rivelandogli che a breve lui stesso, avrebbe ucciso il padre e sposato la madre. Il povero Edipo inorridisce di fronte a tale profezia e per evitare che si avveri, non torna mai più da quelli che credeva i suoi genitori e decide di recarsi a Tebe. Durante il suo cammino incontra Laio a bordo di una sontuosa carrozza e durante un diverbio e una colluttazione nata con il cocchiere del re, Edipo uccide sia l’araldo che accidentalmente anche Laio. La prima profezia così si compie.
La seconda profezia si compie quando Edipo svela l’enigma della Sfinge ricevendo come ricompensa la sua stessa madre in sposa. Dopo il matrimonio, la nascita dei figli e un lungo periodo di serenità, la peste si abbatte su Tebe, come punizione del delitto di cui Edipo si è inconsapevolmente macchiato. Creonte, si rivolge all’Oracolo per chiedere il motivo per cui quella disgrazia si fosse abbattuta su Tebe. L’Oracolo risponde che la peste sarebbe cessata solo se la morte di Laio fosse stata vendicata. Edipo preso dalla rabbia lancia una maledizione condannando all’esilio, l’autore del delitto: una maledizione che in seguito ricadrà su se stesso.
Ma la verità arriva presto come una lama tagliente nella vita dell’eroe: il messaggero che porta la notizia della morte del re Polibo, che lui pensa sia il suo vero padre, gli svela che in realtà non lo è e il riconoscimento delle cicatrici sulle caviglie dell’uomo ne da conferma. Ormai la situazione è chiara: di fronte a tanto dolore, Giocasta si uccide ed Edipo si trafigge gli occhi con la spilla di sua moglie-madre. Alla diffusione della notizia dell’incesto nel regno, Edipo viene cacciato dai suoi stessi figli e costretto all’elemosina. Riceve dopo lungo tempo l’ospitalità di Teseo impietosito dalla sua situazione. É proprio in Attica che finisce i suoi giorni.
L’enigma della sfinge tebana
Quest’enigma è rappresentato nel suo aspetto più malvagio: è il simbolo di una sfida mortale lanciata all’uomo. “ O tu o io” sembra voler dire la creatura “non c’è posto per entrambi”. Alcuni studiosi definiscono Edipo un “heros” (un eroe), quindi un semidio votato alla morte. L’enfasi divina che è in lui gli dona un inconscio che ha qualcosa di infernale: ed è proprio questo che gli permette di affrontare la Sfinge e sconfiggerla. L’eroe non uccide la creatura mitologica assalendola fisicamente, ma la annienta con l’intelligenza e la parola.
Naturalmente la vittoria di Edipo è solo momentanea: egli non può sapere che la sua tragedia è appena iniziata. Ritroviamo quindi un Edipo, uomo-eroe-mostro. Una mostruosità inconsapevole, ma esistente: uccide il padre ed è artefice di un incesto. Non solo le profezie si avverano , ma viene da pensare che la vittoria sulla Sfinge non sia poi così reale, ma addirittura ingannatoria per lui. Una vittoria che lo porterà alla distruzione totale con la sua stirpe.
Perché non l’ha uccisa con le sue mani e non si è vestito delle sue spoglie
Questo quanto gli hanno rimproverato nell’antichità. La parola è effimera, rimane nell’aria, può vincere, ma poi evapora, sostengono i critici di un tempo. Le spoglie del nemico una volta “vinte” sono tue per sempre, anche nella memoria. Certo rimane una curiosità sapere come sarebbe andata, se l’eroe avesse scelto un modo diverso di combattere. Altra stranezza degna di nota è la punizione che Edipo si infligge quando scopre l’incesto. Si acceca: perché? Verrebbe da pensare che lo fa per non vedere compiere più nefandezze nella sua vita: in realtà il significato è più sottile.
Vuole infliggersi una punizione che ha riferimenti sessuali. Se vogliamo, gli occhi sono l’organo erotico per eccellenza: la vista rimanda al cervello stimolando la fantasia più di ogni altra cosa, tant’è vero che i crimini sessuali anticamente venivano puniti proprio così. Per cui l’accecamento di Edipo si può definire quasi una castrazione simbolica. L’enigma della Sfinge a Edipo: un’unica frase che racchiude un personaggio alquanto complesso, una figura mitologica affascinante e l’indovinello più vecchio della storia.
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