Kazuo Ishiguro e il premio Nobel: vince il romanzo, vince l’opera e lo scrittura. Autore di libri di grande successo come Quel che resta del giorno e Non lasciarmi.
Kazuo Ishiguro premio Nobel per la letteratura 2017: è del 5 Ottobre la notizia dell’assegnazione del prestigioso riconoscimento allo scrittore inglese di origini giapponesi che “con i suoi romanzi di grande forza emozionale ha fatto emergere l’abisso sotto il nostro senso illusorio di connessione con il mondo”.
Un “mix tra Jane Austen e Franz Kafka” è stato definito ieri da Sara Danius che ha dato l’annuncio dell’assegnazione del premio a Kazuo Ishiguro che nasce a Nagasaki nel 1954 e arriva in Gran Bretagna alla tenera età di sei anni con la sua famiglia. Qui cresce e si laurea nel 1978 ed è attualmente ancora residente nella capitale inglese con sua moglie e sua figlia. Scrive romanzi in lingua inglese e si firma con il cognome preceduto dal nome. Ha vinto diversi riconoscimenti tra cui il Premio Booker per il romanzo “Quel che resta del giorno” e il Premio Alex con il romanzo “Non lasciarmi”. Entrambi queste opere sono diventate film.
Il primo narra delle riflessioni del maggiordomo inglese Stevens in relazione alla sua vita trascorsa al servizio di un uomo il cui carattere e la cui moralità sono decisamente discutibili. Stevens ha speso la sua esistenza credendo in un unico ideale, per il quale ha sempre lottato: il rispetto della tradizione e la sua difesa contro tutto e contro tutti. Il viaggio che fa verso la Cornovaglia, nella sua prima settimana libera, lo porta in qualche modo a fare profonde riflessioni e ad accorgersi di aver vissuto a metà, nel pieno rispetto di un copione scritto da lui stesso, senza riuscire mai vivere pienamente. Si può improvvisamente cambiare?
Un romanzo sentitamente inglese, dalla scrittura attenta che si fonde perfettamente con i pensieri del protagonista. Siamo di fronte alla descrizione di un viaggio interiore che si sviluppa tra i ricordi personali e gli accadimenti più importanti, quelli che hanno lasciato il segno. Quello che maggiormente colpisce è la sensazione di libertà, che fa fatica a riaffiorare: è la prima volta che Stevens prova quell’emozione e non riesce subito ad integrarla al suo essere e alla situazione che improvvisamente si è ritrovato a vivere. “Quel che resta del giorno” rappresenta quello che resta di una vita vissuta a metà. Un romanzo forte, da leggere attentamente e soprattutto senza fretta.
“Non lasciarmi”, invece, racconta la storia di tre bimbi che crescono insieme in un collegio situato nelle campagne inglesi. Non sono orfani, ma non hanno nemmeno i genitori. La musica, i sentimenti, l’amore e l’amicizia faranno da padroni nelle loro vite. In realtà siamo di fronte ad un romanzo d’amore, di quell’amore puro che esiste nel profondo di ogni essere umano, ma che non tutti sono capaci di tirare fuori. Fa da sfondo alla storia uno scenario politico che nessuno vorrebbe mai vivere. È uno di quei libri che in qualche modo “sbatte in faccia” al lettore la fragilità della vita e di tutto quello che circonda l’umanità. Un’opera malinconica che costringe a riflettere sui sentimenti e sulla civiltà.