Di libri sul calcio ne sono usciti veramente tanti, ma alcuni sono stati più in grado di raccogliere un buon successo rispetto ad altri. L’opera “Nel fango del dio pallone”, non rappresenta altro che le memorie di Carlo Petrini, ovvero un ex bomber che ha militato nella massima serie italiana con la maglia non solo del Catanzaro e della Roma, ma anche di tante altre compagini.

Carlo Petrini è uno dei giocatori che hanno ricevuto un’importante squalifica in seguito al maxi processo che ha sconvolto il calcio nel 1980. A quei tempi, in effetti, le scommesse non erano sicuramente un tema regolarizzato com’è invece oggi. Attualmente, infatti, ci sono diverse piattaforme online che operano secondo quanto previsto dalla legge e mettono a disposizione dei palinsesti davvero interessanti. Prima di cominciare a scommettere, è sempre meglio dare un’occhiata alle recensioni top sulle scommesse, in modo tale da comprendere quali siano le quote più vantaggiose su cui piazzare una puntata e quali, invece, sarebbe meglio evitare. Il vantaggio di queste piattaforme è quello di poter scommettere praticamente su ogni tipo di sport, compresi quelli meno conosciuti.

Un’autobiografia dolorosa quanto coraggiosa

Il libro scritto da Carlo Petrini non mette il mirino unicamente sulle esperienze di doping nel mondo del calcio oppure sull’universo delle partite che venivano decise a tavolino già prima del fischio d’inizio. In realtà, è un resoconto, abbastanza impietoso, della vita di una serie di calciatori e delle relative carriere che ne sono derivate.

Petrini lancia un duro attacco, con questo libro, alla categoria dei calciatori, affermando come non abbiano nessun altro interesse se non a guadagnare più soldi possibile nei 15 anni di durata della loro carriera. Non hanno altri obiettivi se non quello di accumulare denaro e non sanno fare praticamente nient’altro oltre a giocare a pallone.

In quest’opera, però, Petrini si spinge anche oltre, visto che prosegue il racconto anche dopo il termine della sua carriera calcistica, narrando tutti quelli che sono stati i suoi drammi personali che sono correlati evidentemente al fatto di avere fatto un certo tipo di carriera sportiva.

La squalifica per calcio scommesse nel 1980 pose una pietra sulla sua carriera. All’interno di questa autobiografia, Petrini parla sempre in modo estremamente schietto e sincero, al punto tale da risultare spesso e volentieri anche decisamente spietato. In poche parole, Petrini svela tutte quelle cose che vengono fatte nel mondo del calcio, ma “non devono essere dette in pubblico”.

Drammi personali e calcistici: la dura vita di Carlo Petrini

E, così, il racconto si snoda su tutti i drammi che ha dovuto vivere in prima persona, non solo come protagonista, ma anche semplicemente come “spettatore”. Il mondo del calcio viene descritto come dorato, ma al tempo stesso fin troppo ricco di ipocrisia, tra pareggi che venivano decisi in precedenza e partite vendute, senza dimenticare l’utilizzo di sostanze dopanti, parecchio diffuso, e i vari metodi che venivano messi in atto per fare in modo che i controlli non avessero mai buon fine. Per non parlare dei soldi “in nero” e poco puliti che circolavano e ogni tipo di desiderio sessuale che veniva soddisfatto.

Infine, nel racconto ci anche tantissimi retroscena che nessuno conosce ce che risalgono proprio al periodo del primo scandalo legato al calcio-scommesse. Petrini non fa altro che confessarsi una seconda volta, toccando pian piano tutte i diversi scandali e miserie che lo colpirono, non solo in ambito calcistico. L’ex calciatore, infatti, non ha problemi nemmeno a descrivere le amicizie estremamente pericolose che lo circondavano e il crac finanziario, ma anche la fuga dall’Italia, i tanti anni passati nella più totale solitudine e paura, le malattie e, infine, la dolorosa scomparsa del figlio.