Immaginate un’app che trasforma in musica un motivo canticchiato da noi: ecco i progetti innovativi che accompagnano il mondo musicale verso l’era della musica autogenerata. Un sodalizio tra macchina e vena artistica per un’analisi più attenta dei gusti musicali.
Novità futuristiche giungono dalla Corea e della Cina per tutti gli amanti della musica: un’app coreana che trasforma un motivo canticchiato a bocca chiusa in musica e delle cuffie smart cinesi che, indossate, attraverso un sistema di intelligenza artificiale capace di interagire con la persona, riescono a comprenderne i gusti musicali e a proporre brani attinenti in automatico. Humon e Vinci Smart Headphones sono le due startup che sono capaci di tutto questo, tra le vincitrici di Midemlab uno dei più celebri concorsi internazionali riservato alle startup musicali.
Che possa piacere o no, la musica che si ascolta e i suoni prodotti, sono e saranno sempre più realizzati dai robot e con tutta probabilità a breve gli strumenti musicali classici non troveranno più utilità. Questa è sicuramente una visione innovativa che tra i più tradizionalisti incute non pochi timori, quali l’abbassamento della qualità musicale piuttosto che la scomparsa della libertà e della spontaneità artistica. Bruno Zamborlin, però, uno dei più grandi promotori italiani di riforme nel campo della musica, non si mostra per nulla preoccupato a riguardo. A tal proposito durante un’intervista rilasciata a Startupitalia dice:
“È un po’ la stessa storia di sempre quando la tecnologia invade un settore. Come quando è nato il telefono e le persone si preoccupavano che nessuno sarebbe più sceso in piazza a interagire con gli altri…… Per usare una similitudine è come un medico che vuole che i dati dei suoi pazienti siano processati in modo automatizzato, ma vuole essere lui tuttavia a fare la diagnosi. Allo stesso modo, il compositore vorrà delegare alla macchina quelli che sono i compiti più meccanici (mix, mastering, spazializzazione sonora, bounce…). E questo gli darà più margini di manovra nelle fasi della composizione”
In ogni caso, il rischio che il mercato possa essere invaso da una produzione musicale autogenerata esclusivamente da un computer è molto alto. Con il sistema di “raccomandazione dei brani”, che, per esempio, è alla base del meccanismo di Youtube, gli ascoltatori potrebbero sempre di più imbattersi in una musica autogenerata, che si creerà in base ai loro gusti musicali, analizzati dagli algoritmi. Secondo Zamborlin, sarebbe però solo una musica creata per utilità, per cui la qualità potrebbe essere più scadente, ma non sarebbe mai paragonata ai brani composti dagli artisti, con l’ausilio dei software, né mai potrebbe competere con questi ultimi.
Tre sono gli strumenti consigliati da Zamborlin a tutti quegli startupper che volessero provare a introdurre innovazioni nel pianeta musicale. Il primo è quello relativo alla creazione di un software di sostegno nella composizione artistica, il secondo riguarda invece il settore dell’ascolto. In questo caso, sarebbe fondamentale creare un programma sempre più capace di proporre “raccomandazioni musicali” attraverso analisi approfondite dei gusti degli ascoltatori. Il terzo strumento, non è altro che darsi la possibilità di una interazione migliore con la tecnologia: Nelle sue parole una esauriente spiegazione:
Se ci riflettiamo in un violino c’è un processo ingegneristico che ha richiesto secoli per essere ottimizzato. Ora è giunto il tempo di creare noi stessi i nostri strumenti musicali, trovare nuovi modi di interagire con le tecnologie. Questa è una strada affascinante
In tal senso spicca l’idea di un italiano di Cremona Michele Benincaso che ha dato vita alla chitarra smart, che tra le tante possibilità che offre, consente di aggiungere un numero infinito di modulazioni alla propria musica e suonare a distanza con altri musicisti.