Raffaele Sollecito libro. Sono passati ormai parecchi anni da quel 1°novembre 2007, in cui la studentessa inglese Meredith Kercher, fu brutalmente assassinata nella sua casa a Perugia, sconvolgendo l’Italia e il panorama internazionale per parecchi anni.

raffaele sollecito libro

Copyright foto: Maki Galimberti

Dopo 9 anni la vita di tutti è andata avanti, nel dolore della perdita per la famiglia e gli amici di Meredith, nell’attesa di un’assoluzione nel caso degli indagati per l’omicidio, Raffaele Sollecito ha scritto un libro: “Un Passo fuori dalla Notte” in cui racconta tutta la sua esperienza degli ultimi anni, passando da Perugia al processo, al carcere e alla catarsi lavorativa.

Giacomo Amadori lo intervista per il giornale Libero Quotidiano, ed insieme ripercorrono tutte le tappe del libro e non solo, le domande si soffermano sulle parole di Sollecito e di Amanda durante il processo, dalle esclamazioni contro Rudy Guede alle incongruenze comportamentali della statunitense pre e post delitto, ed infine il momento più brutto e senza speranza che potesse aver avuto durante le indagini. Nel suo libro fa a pezzi il mondo dei media e quando gli viene chiesto perché descrive i giornalisti come un brusio di fondo che urla domande confuse, risponde così: 

Il rapporto media-inquirenti è estremamente lineare: i giornalisti dipendono da procure e forze dell’ordine, detentrici delle notizie, e per questo amplificano i teoremi degli inquirenti. Quando portammo le nostre risultanze sul dna a tv e stampa non ne parlò quasi nessuno.

Nel libro offre di sé stesso un immagine molto diversa e inattesa rispetto a quella che lo descrive come un figlio di papà. Parla di sé come un nerd ciccione piuttosto sfigato con le donne, ma che per opera dei media si trasforma in un ragazzo dallo sguardo di ghiaccio, impassibile e quindi colpevole. Un giovane ossessionato dal sesso, dalla droga e dalle emozioni forti. Questo lato oscuro che ne viene fuori, confessa, ha attirato su di sé gli occhi di ragazze ossessionate dal “bad boy”, al limite del raccapricciante.

In diverse mi hanno contattato sui social network sedotte dalle accuse che pesavano su di me. Addirittura una brasiliana, una di quelle che oggi chiamano “suicide girls”, mi spediva foto osè e mi diceva che uccideva i ragazzi con cui aveva avuto rapporti sessuali. Mi mandava le immagini degli strumenti che, a suo dire, aveva utilizzato per ammazzarli.

Punto chiave del libro, la vita in carcere che Sollecito descrive come un mondo separato da quello reale, al cui interno vigono altre regole, costumi e culture. Spiega quali sono state le cose più difficili da cambiare ed accettare, la mancanza di libertà, di privacy, un codice morale nuovo, in cui la paura di essere bollato come “spione” la faceva da padrone. Anche la sessualità veniva ribaltata. Un mondo sconosciuto ai più, ed invivibile soprattutto per chi (a detto dell’ex-indagato) sa di non essere colpevole.

Ho conosciuto un serial killer della camorra che aveva una doppia personalità e quella cattiva era femminile: qualche anno dopo ha deciso di cambiare sesso. Un altro detenuto mostrava le foto di una ragazza completamente tumefatta e cercava di convincerci che non fosse così mal messa.

Ripercorrendo il processo per grandi linee sappiamo che gli accusati principali erano tre: Amanda Knox,Raffaele Sollecito e Rudy Guede rispettivamente la coinquilina, il ragazzo della coinquilina e un amico universitario. In primo grado(2009) Amanda Knox e Raffaele Sollecito come concorrenti nell’omicidio, furono condannati dalla Corte d’Assise di Perugia, poi furono successivamente assolti e scarcerati dalla Corte d’Assise d’appello nel 2011 per non avere commesso l’omicidio, ma Amanda Knox fu comunque condannata a tre anni per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba (da lei accusato dell’omicidio e risultato estraneo ai fatti).

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura Generale di Perugia, il 26 marzo 2013 annullò la sentenza assolutoria d’appello e rinviò gli atti alla Corte d’Assise d’Appello di Firenze,  per l’omicidio è stato condannato in via definitiva con rito abbreviato Rudy Guede, il quale non ha mai ammesso la sua colpevolezza.

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