Un’artista londinese è la mente ed il corpo di Pandemonia Panacea, la fashion blogger di gomma che incarna le ossessioni della generazione 2.0.
Uomo? Donna? Animale? Ciò di cui possiamo essere sicuri è che Pandemonia Panacea è una bambola di gomma, o almeno queste sono le sue fattezze. Già, una bambola completamente in latex con un infinito guardaroba in vinile. Pandemonia ha un sito personale, un profilo Instagram, una fan page Facebook ed è un fenomeno in continua ascesa. I suoi followers la seguono da ogni parte del mondo. Dalla biografia si evince che Pandemonia non ha un’età e apparentemente appartiene al genere femminile ma sotto le sue vesti si cela un artista londinese del quale ignoriamo completamente le generalità. Plasmata nel 2008, ha da subito suscitato la curiosità del mondo dell’arte e della moda.
La signorina Panacea non sbaglia un outfit e le sue pose sono degne delle più scafate mannequins. Mai un capello fuori posto o un po’ di rossetto sui denti, d’altronde, come potrebbe? Dove finisce l’illusione e fin dove si spinge la realtà? Pandemonia rappresenta una riflessione critica sul mondo nel quale viviamo, sulla mercificazione del corpo della donna, sugli effetti che i mass media e i social hanno sull’idea di femminilità e celebrità.
Sviluppando ulteriormente il concetto pop di potenza visiva caro a Andy Warhol, Pandemonia rappresenta l’archetipo di donna-oggetto, è l’incarnazione di un fumetto che dalla Pop-art raggiunge il contesto contemporaneo di cross-medialità. E’ scultura, fotografia, critica, installazione e performance artistica insieme. Pandemonia è presente ovunque: scatta a Parigi, a New York, a Hollywood, è in prima fila alle premiere cinematografiche e nei front row, si fa portavoce ironica di campagne di sensibilizzazione e raccolta fondi e spesso è accompagnata dal suo cagnolino di plastica.
Se fosse stata solo una semplice opera d’arte esposta in qualche galleria sicuramente non avrebbe fatto così tanto scalpore e di questo bisogna darne atto al suo inventore, a colui (o colei) che ha saputo sfruttare le caratteristiche del mondo moderno e sviluppare un personaggio fittizio e fetish incentrato su quelli che per molti sono i miti e i simboli del giorno d’oggi: bellezza artificiale, giovinezza eterna, perfezione fisica.
Alla base infatti c’è la volontà di far riflettere su quanto un involucro apparentemente perfetto possa essere particolarmente affascinante per chi, immerso nella velocità e nella fugacità di oggi, non si sofferma a controllarne il contenuto. Un colpo di genio o solo l’ultima trovata per far parlare di sé?