Al via a Potenza e Lecce la prima edizione del Migrant Film Festival, un’iniziativa dedicata alla scoperta delle comunità locali popolate dai braccianti stranieri. Dal 15 al 28 luglio.
Dal 15 al 19 luglio e dal 24 al 28 luglio Palazzo San Gervasio e Cinelab Giuseppe Bertolucci del Cineporto di Lecce aprono le porte alla prima edizione del Migrant Film Festival, l’iniziativa che unisce il cinema alla conoscenza delle culture straniere e lo fa proprio lì dove da anni si ospitano migranti stranieri che si occupano della raccolta di pomodoro. Cortometraggi, proiezioni e tante iniziative con l’obiettivo non solo di far scoprire un mondo ai più sconosciuto ma anche quello di creare momenti aggreganti tra il visitatore e le comunità locali.
In prima fila, oltre l’associazione organizzatrice Michele Mancino di Palazzo Gervasio, anche tantissimi volontari stranieri, per lo più provenienti da Ghana e Burkina Faso, ragazzi che sanno 5 lingue (come quelli dell’associazione di migranti senegalesi A.I.P. Teranga di Lecce) impegnati nella realizzazione di piatti tipici africani e dell’Est Europa, laboratori creativi e proiezioni, per un viaggio a 360° alla scoperta di un mondo tanto vicino eppure così lontano dal nostro. A raccontare l’iniziativa proprio la direttrice artistica del Migrant Film Festival, Milena Kaneva:
Oggi ci troviamo di fronte a un’esagerata paura dell’altro – Il Migrant Film Festival vuole abbattere le ciclopiche mura razziali e promuovere l’inizio di una condivisione culturale volta a creare una realtà unita, basata sull’uguaglianza, sull’accettazione dell’altro.
Un Festival tutto nuovo, quindi, che debutta per la prima volta e lo fa toccando temi delicati e spesso oggetto di discussione e diffidenza. Tra i titoli dei lungometraggi presentanti: La mia classe – a scuola di integrazione di Daniele Gaglianone, Loro di Napoli di Pierfrancesco Li Donni. Non manca un notevole numero di cortometraggi, realizzati personalmente da quelle associazioni che da sempre si occupano di integrazione, soprattutto nel sud Italia, dove l’affluenza di migranti è arrivata a livelli preoccupanti.
Non passano inosservati Zaza Kurd, l’opera di Simone Amendola che racconta la vicenda di Hamza che neppure ventenne scappa dalla Turchia e si rifugia in Italia, con il sogno di tornare presto nel suo Paese e Redemption Song di Cristina Mantis, che racconta la storia di Cissoko Aboubacar, che scappa dalla guerra con la speranza di trovare una vita migliore in Italia. Un’utopia che delude talmente tanto le aspettative da spingerlo a tornare nel suo paese originario per raccontare quanto sia invivibile quello che tutti chiamano il continente civilizzato.