La La Land recensione: abbiamo visto in anteprima La La Land e siamo fermamente convinti che i 7 Golden Globe se li sia meritati tutti. Che possa vincere anche l’Oscar?
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“Dedicato ai folli e ai sognatori”, si apre così La La Land, l’ultimo capolavoro di Damien Chazelle, in uscita nelle sale italiane il 26 gennaio 2017. Immaginate di sognare ad occhi aperti un luogo dove i desideri siano un sacrosanto diritto, dove lottare per ciò in cui si crede sia necessario come l’aria e che a cullare il sogno – vero protagonista del musical – ci sia un background leggendario, di quelli che iniettano il buonumore direttamente endovena.
Ecco, La La Land è tutto questo e molto di più. Bello come il Natale, dolce come la cioccolata calda con la panna, avvolgente come uno sciarpone di lana e fresco come un frullato all’anguria: merito di un lavoro di squadra dove tutti, dallo scenografo, al fotografo, alla costumista e il cast al completo, profumano di talento lontano un miglio.
La La Land: la trama
La La Land è un musical moderno che racconta l’amore folle tra due sognatori. Sebastian (Ryan Gosling) è un musicista jazz che per sbarcare il lunario suona nei pianobar, con il sogno di aprire un club tutto suo dove poter divulgare il jazz tradizionale, pur vivendo in un’epoca in cui tutto cambia e tutto si contamina, solo per non estinguersi.
Mia (Emma Stone), invece, sogna di diventare un’attrice famosa, come quelle che serve al bar dove lavora negli studios della Warner Bros. Tra un provino e l’altro rincorre un desiderio che insegue fin da bambina e che l’ha spinta a trasferirsi a Los Angeles, in una realtà tutt’altro che rosea. Il destino, però, ha in serbo qualcosa di speciale per i due protagonisti: un amore di quelli da film d’altri tempi, che li getta l’uno nelle braccia dell’altra per spingersi dove da soli non sarebbero mai arrivati.
La La Land: la musica
La musica ha, ovviamente, un ruolo fondamentale, ma a differenza dei classici musical che possono risultare un po’ stucchevoli per chi non ama il genere, in La La Land è strutturata in modo da calzare a pennello non solo con la trama, ma anche con il suo svolgimento.
Le canzoni sono originali e si dipanano in monologhi, dialoghi e conversazioni che si incasellano nel copione come perfetti pezzi di un puzzle. I testi sono curati dai compositori Benj Pasek e Justin Paul, con l’accompagnamento musicale di Hurwitz e la collaborazione del regista Damien Chazelle. Raccontano:
Siamo stati affascinati dall’energia di Damien e Justin e dal loro desiderio di rendere un tributo ai film musicali classici, creando nel frattempo qualcosa di importante per il giorno d’oggi
La La Land: la fotografia
Quello che rende il film una sorta di trasposizione in un sogno è senza dubbio la fotografia. Lo stile di La La Land ricorda quello dei grandi musical del passato dai colori tanto brillanti da catapultarti direttamente nella scena. In pratica è come se la macchina da presa seguisse la melodia e ballasse insieme ai protagonisti.
Merito del direttore della fotografia Linus Sandgren, che mixa le lenti anamorfiche e le pellicole da 35 mm tipiche dei film del passato, con le più moderne tecnologie. Il risultato? Un film dal sapore deliziosamente old fashion, ma moderno e fluido. Il segreto che regala alla pellicola quella magia tipica dei vecchi film è l’accentuazione dei blu, del verde e del rosa, il tutto sotto l’abbraccio fantasioso di un manto stellato.
La La Land: la scenografia
Lo scenografo David Wasco non lascia nulla al caso in questo musical, ambientato in una Los Angeles leggendaria, in cui la scelta delle location è un inno ai luoghi sacri della città, come il Griffith Park Observatory. Vince su tutte il Lighthouse Cafè, un club a Redondo Beach dove il jazz sopravvive dal 1949 e che ha il potere di farti amare il genere anche se sei un neofita in embrione.
Si passa da luoghi del passato che donano una visione musicale di Los Angeles, a quelli più moderni, regalando una coerenza al racconto quasi maniacale. Tutt’intorno, un tripudio fotografie di personaggi storici del jazz, auto iconiche (come la Buick Riviera del 1980) e cimeli storici. Un filo surreale e molto teatrale, poi, lega Los Angeles a Parigi, enfatizzando così tutti quegli elementi che, per antonomasia, catapultano direttamente nei sogni.
La La Land: il cast
In La La Land, Ryan Gosling dimostra ancora una volta di essere un bello che balla, eccome se balla. Dalle espressioni al modo di sussurrare le parole come fossero note musicali, tutto contribuisce a costruire un personaggio che si incastona nella storia come una pietra preziosa in una montatura d’oro.
Emma Stone non è da meno e mette sul piatto tutto quello che di meglio ha da offrire: una personalità originale, un physique du rôle perfetto nella sua imperfezione ed una tenacia nell’interpretare un personaggio spesso frustrato, ma mai melodrammatico, sempre in bilico tra sogno e realtà. A confermarlo lo stesso Gosling:
Non c’è nessuno come Emma, è diversa da tutte le altre e regala questa sua caratteristica a Mia, perché ti rendi conto di quanto sia speciale e unica. Ma vedi che è un po’ diversa da quello che cercano le persone del mondo dello spettacolo, molto spesso vogliono attrici che siano intercambiabili tra loro. E lei non è così.
Una menzione a parte merita la presenza di John Legend, al suo primo ruolo importante sul grande schermo. Non solo interpreta un personaggio di spicco nella trama, ma scrive anche la canzone Start A Fire, presente nel musical.
A convincerlo a partecipare tutta una serie di motivi, tra cui recitare al fianco di Ryan Gosling, la direzione di un regista che considera talentuoso e il rischio di fare i conti con un’esperienza per lui del tutto nuova. Una partecipazione, quella del cantautore, che nasce come pura fantasia per il produttore Fred Berger:
Questo film è sempre esistito nel mondo dei sogni, quindi sognavamo chi potevamo avere per questo ruolo, e invece è successo. Si è inserito nel mix con passione ed emozione incredibili, è perfetto per il film, perché è una persona piacevolissima, un gran lavoratore e ha i piedi per terra.
La conclusione? Un film da vedere perché è dolce ma non sdolcinato, vecchio ma moderno, fantastico ma realistico, con un epilogo degno dei più incredibili degli sliding doors ed un finale tutt’altro che scontato.
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