Eleonora d’Arborea è una “Ladyhawke” che ama profondamente il suo popolo ed è pronta a tutto pur di difenderne la libertà. Verità e leggende sul suo conto popolano ancora l’isola in cui è vissuta: la Sardegna.
La vita di Eleonora d’Arborea
Molins de Rei 1340 circa, in un castello poco lontano da Barcellona nasce la terza figlia di Mariano de Serra Bas e di Timbora di Roccaberti: Eleonora. L’intera famiglia si trasferisce in Sardegna quando Mariano viene nominato giudice della Corona de Logu del regno di Arborea. Dell’educazione di Eleonora si sa davvero poco, sappiamo però che suo padre era impegnato attivamente nel perseguimento dei suoi ideali politici: il suo disegno era quello di una Sardegna unita e libera dalle imposizioni della Corona aragonese.
Per anni Eleonora resta in disparte dedicandosi alla stesura degli emendamenti e delle nuove leggi che arricchiranno la Carta de Logu, Carta del Popolo, uno statuto rivoluzionario nato dal sogno di suo padre Mariano IV che desiderava regnare in modo saggio e non oppressivo. La Carta, promulgata da Eleonora attorno al 1390, venne redatta nella lingua arborense e non in quella latina. Il documento introdusse dei concetti giuridici davvero importanti, sancendo l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.
Si può quindi considerare Eleonora d’Arborea come una femminista ante litteram che puniva chi commetteva uno stupro. Se ad essere stuprata fosse stata una donna sposata, il violentatore avrebbe pagato una multa, mentre se la donna fosse stata nubile le pene previste erano due: il taglio di un piede e l’obbligo di riparare “il danno” con un matrimonio, ma solo in caso di assenso da parte della donna. Introduce anche una pena pecuniaria per gli adulteri e regolamenta la vita dei sardi in ogni piccolo particolare. Quando il sogno di un regno perfetto era quasi stato portato a compimento, la peste la coglie e la morte arriva nel 1404.
La storia di Eleonora D’Arborea
Della regina guerriera si hanno davvero poche informazioni, soprattutto del periodo che precede il suo matrimonio; l’unica cosa certa è che tutto ciò che la riguarda ha creato intorno alla sua figura un’aura leggendaria. Amata e venerata dai sardi, è da loro considerata una vera eroina, una guerriera ma anche una perfetta madre e cristiana. Si dice che sul castello della famiglia di Eleonora volteggiasse un’aquila proprio poco prima che nascesse, quasi a presagire i sogni di grandezza della futura giudice d’Arborea. Il legame con i rapaci iniziato dopo il suo primo vagito, sarebbe continuato anche durante l’adolescenza; Eleonora avrebbe infatti posseduto alcuni esemplari di falchi che addestrava e che le facevano compagnia
Doveva tenere così tanto ai suoi animali che, da adulta, istituì delle leggi che li tutelassero e che vietassero di prendere gli astori e i falchi dal nido, la pena sarebbe stata una sanzione pecuniaria. Prima in Europa, se non nel mondo, a prendersi cura di questi rapaci Eleonora ne venne ripagata quando Alberto La Marmora decise di dare il suo nome al più bel volatile del Mediterraneo: il Falco Eleonorae.
Il suo matrimonio tardivo alimentò un’altra storia, quella riguardante il suo volto; sembrerebbe infatti che fosse deturpato da una lunga cicatrice o una voglia di “cinghiale”. A testimoniarlo ci sarebbe la sua immagine riprodotta all’interno della volta a crociera della Chiesa quattrocentesca di San Gavino Martire, a San Gavino Monreale. Assieme alla visione quasi “angelica” della donna c’è invece quella di chi la vede come mandante dell’assassinio di suo fratello e di sua figlia, omicidio che sarebbe servito alla giudicessa per conquistare il trono.
Quando invece decise di scendere in battaglia molti giurarono di averla vista indossare abiti maschili o poveri per misurare la fedeltà del suo popolo e smascherare i traditori. Un’altra curiosa leggenda la vedrebbe come la versione femminile di Re Artù, invincibile in battaglia grazie al potere di una spada magica trovata nelle segrete del Castello di Montiferru.
Eleonora D’Arborea: film
La vita straordinaria e carica di leggende non poteva non stuzzicare la fantasia di qualche regista. Nel 1995, Salvatore Sardu decise di lavorare ad una pellicola che raccontasse la vita di una donna che con tenacia aveva lottato per assicurare ai sardi una terra fatta di uomini liberi; al centro del film c’era proprio la guerra che vide i sardi opporsi alla Corona Aragonese. Ad interpretare Eleonora fu l’attrice Rosalba Piras
Ci sono altre isole che hanno bisogno di leggende, specie quando il tempo degli eroi sembra tramontato. Un’esigenza che si acutizza quando, nel quotidiano, qualcuno ritrova i segni di un regno giusto, come quello, storicamente avveratosi, di Eleonora d’Arborea
Il castello di Eleonora d’Arborea
Oristano è stata, all’interno del giudicato di Arborea, quella che oggi chiameremmo “la capitale”, ma per molti è soprattutto la città di Eleonora. Un edificio, nel centro cittadino, viene indicato come la dimora della giudicessa quando in realtà la sua costruzione sarebbe addirittura di epoca posteriore. Ma allora dove viveva la regina guerriera? Difficile dirlo, ricostruire la sua biografia non è semplice e si procede sempre per ipotesi; sappiamo però che Eleonora d’Arborea cambiava spesso residenza, soprattutto per sbrigare le sue faccende politiche.
Nata nel castello di famiglia, in provincia di Barcellona, abitò poi nel palazzo giudicale che secondo alcuni riferimenti, lasciati da suo fratello Ugone nel testamento, doveva trovarsi su un lato dell’attuale piazza Manno di Oristano. Residenza certa, ed ancora intatta, è il castello di Castelsardo nel quale Eleonora si trasferì dopo il matrimonio. A fregiarsi dell’importante nome della donna è però il castello di Sanluri che pare sia stato il luogo nel quale Eleonora si sia rifugiata quando era nel vivo delle sue battaglie; l’edificio si trovava infatti al confine con il giudicato di Cagliari e fungeva quindi da fortezza.
La sua tomba
Un altro mistero che avvolge Eleonora d’Arborea è quello della sua tomba. Il testamento del fratello Ugone II prevedeva che la famiglia de Serra Bas venisse sepolta presso la cappella di San Bartolomeo nella cattedrale di Oristano. Ma la cappella non esiste più ed il solo sepolcro sopravvissuto è quello di Costanza di Saluzzo, consorte di Pietro III. In mancanza di dati certi, gli studiosi non possono far altro che ipotizzare. Bianca Pitzorno, storica ed autrice di una biografia su Eleonora e Francesco Cesare Casula sono arrivati a pensare che la giudicessa possa essere sepolta o nel duomo di Oristano nascosta dalla nuova pavimentazione o, in accordo con la tesi del ricercatore Antonio Casti, nella chiesa di San Gavino Martire.