Chuck Palahniuk ospite al Festival del Cinema di Roma: il racconto del suo successo più grande, delle sue idee dibattute e del suo modo di narrare il mondo.
Chuck Palahniuk arriva alla Festa del Cinema di Roma: una figura controversa quella dello scrittore proprio come i suoi libri che hanno da sempre provocato strabilianti reazioni nei lettori, tra il panico e e lo sbalordimento, tanto da causare spesso svenimenti durante le letture in pubblico. Palahniuk, 55 anni, originario di Pasco, Whashington, nei suoi libri ha narrato di stregonerie, edificazioni selvagge, di sesso estremo, droghe ed eccessi, fino a diventare celebre con l’opera Fight Club, che gli ha fatto incontrare il successo internazionale. Il romanzo che ruota intorno alla storia di un anonimo protagonista, in lotta con la società consumistica, fino a creare di nascosto un club di pugilato come forma terapeutica, non ebbe successo nell’immediato, come lo stesso autore racconta al pubblico di Roma:
“Di quel libro, all’inizio, furono vendute meno cinquemila copie e anche quando uscì il film diretto da David Fincher tre anni dopo, rimase nelle sale meno di due settimane, ottenendo incassi bassissimi tanto da provocare enormi perdite alla 20th Century Fox e recensioni feroci, come quella in cui si diceva che, probabilmente, avrebbe trovato uno spettatore all’inferno”
L’opera raggiunse la popolarità solo dopo la produzione del DVD del film: e secondo Palahniuk con Fight Club è stata creata una modalità nuova di scrittura, dove la realtà comune viene messa in discussione con un linguaggio creato appositamente per l’occasione.Contrariamente a quanto si possa pensare film e libro per Palahniuk non si sposano amabilmente: il giornalista statunitense afferma infatti, di aver sempre voluto scrivere storie e libri “che i film non avrebbero mai potuto raccontare”
Il mio intento è quello di interagire con il lettore – dichiara – empatia e facendogli provare l’esperienza del sesso, della droga, della malattia in un viaggio fisico oltre che intellettuale
Fight Club esprime pienamente l’idea di violenza che è propria del romanziere americano: essa è sempre condivisa e consensuale e, sostiene ancora, che i suoi libri insegnino a sopportarla non ad infliggerla. Un accenno, infine, al suo ultimo libro “L’esca: Storie di tutti i colori da colorare”
ho solo iniziato, starà ai lettori il compito di completarlo