Andrzej Wajda morte. All’età di 90 anni muore il regista che portò sul grande schermo l’incontro tra Oriana Fallaci ed il leader di Solidarnosc, Lech Walesa.
Era atteso alla Festa del Cinema di Roma, Andrzej Waija, il regista polacco che sfidò le convenzioni di un cinema storico antico e pesante, raccontando la resistenza al nazismo con un linguaggio elegante e baroccato. In un’epoca in cui l’orrore era ancora tangibile con mano e la censura era umiliante e limitante, Waija è riuscito a ribellarsi alla politica del terrore, difendendosi solo dietro la sua grande e meritata fama internazionale.
I più informati conosceranno titoli come Dottor Korczack, Cenere e diamanti e I dannati di Varsavia, ma solo gli amatori ricorderanno Walesa. Uomo della speranza, il film presentato dal regista alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2013. Un capolavoro che racconta la vita di Lech Walesa, leader di Solidarnosc, il movimento che cambiò le sorti politiche della Polonia, aprendo le porte alla fine del comunismo. Tra le incredibili vicende della vita di Walesa, dal carcere al Nobel per la Pace, passando per l’elezione spontanea come Presidente della Polonia, in carica per 5 anni, c’è anche uno spaccato dell’incontro con la nostra Oriana Fallaci, che lo intervistò nel 1981.
Un incontro storico e famoso quello tra la giornalista e il leader che il regista ripercorre non trascurandone l’intensità ed il valore storico. Dalle parole del sindacalista, infatti, trasuda tutto il carisma che lo spingerà a rivoluzionare la politica polacca, innestando un susseguirsi di eventi fino alla caduta dell’Unione Sovietica. Ad interpretare, in maniera impeccabile e da vera stacanovista della perfezione, la Fallaci, Maria Rosaria Omaggio, che studiò a fondo la giornalista per rendere giustizia al suo sguardo, alla sua voce reale e alla sua forte personalità.
“Oriana Fallaci aveva un carattere spigoloso ma molto generoso. Era la regina degli opposti, anche nel viso, nelle espressioni” – racconta l’attrice – “Le domande di Oriana erano profetiche. Provocò Walesa sul rapporto coi sovietici. In quel momento la Fallaci era in una fase difficile, nonostante fosse immensamente famosa in tutto il mondo. Si sentiva fragile. Cercava il suo posto nel mondo. Alekos Panagulis era morto nel 1976. Si era ritirata in Toscana accanto alla madre malata. […] A un certo punto dell’intervista, a mio avviso, lei sembra pensare ad Alekos, e questo le fa mutare idea su Walesa. All’improvviso capisce che Walesa avrebbe subito una persecuzione, come il suo amato Panagulis. Cambia opinione, e gli appunti ancora inediti riflettono questa svolta: si convince di avere davanti l’uomo decisivo per le sorti dell’Europa e del mondo intero.” (Da Il Giornale)
Tra i mille volti e le molteplici sfaccettature di una donna così complessa sono raccontate dal regista polacco e dalla Omaggio, in maniera tanto intensa e profonda da rimandare direttamente al momento reale dell’intervista. Un incontro che rimarrà, così, nella storia non solo politica, ma anche cinematografica.