Amori saffici, passionali, scabrosi o soltanto desiderati. Scopriamoli attraverso le parole dei poeti più “calienti”, le loro poesie vi scalderanno il sangue.
Imbrigliare la passione amorosa tra i versi di una poesia è la più antica delle arti, oltre a quella amatoria naturalmente, ed è anche la più pericolosa; se guardiamo al passato troviamo infatti poeti messi al bando dalla censura, per i loro versi giudicati audaci ed irrispettosi. Può un componimento poetico destare così tanto scalpore? Saffo, Baudelaire, D’Annunzio, Alda Merini, Pablo Neruda e molti altri; abbiamo raccolto per voi, le loro liriche più sensuali, quelle dove il poeta si fa schiavo dei suoi desideri o di quelli dell’amante senza filtri né limitazioni. Vi chiediamo di leggerle, di lasciarvi sedurre e di perdonarci se siamo stati così sfacciati.
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Risale al 1993 questa raccolta erotica che contiene poesie amorose che risalgono a 10 anni prima. Lo stile di Pablo Neruda era già riconoscibile ed inconfondibile: l’estremo soggettivismo, l’esaltazione romantica, la tensione estrema e il canto dell’eros intesi come solo lui sapeva fare.
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Poesie erotiche d’autore
Tra le poesie che hanno per tema l’eros, quelle hard sono di certo le più spinte. L’atto sessuale viene descritto in ogni particolare ed il corpo, con le sue parti più intime, diviene il soggetto principale di tutto il componimento. Il poeta chiede all’amante di soddisfare la sua bruciante sete di sesso ed ecco allora che la pelle, le mani, e la bocca che in altre occasioni hanno elargito carezze e baci, ora chiedono di più desiderando nient’altro che essere saziati.
Iniziamo il nostro viaggio erotico da Saffo, la poetessa greca che nell’isola di Lesbo si occupò dell’educazione di alcune ragazze alle quali dedicò poesie che alludevano ad un amore di tipo omosessuale; il termine “saffico” è associato proprio alla sua figura. Continuiamo con Carlos Drummond de Andrade, poeta brasiliano appartenente alla corrente del modernismo seguendo la quale proclama la libertà della parola e del verso; le sue poesie sono sicuramente libere da ogni freno.
Desiderosa di libertà è anche Alda Merini che riesce ad esprimere concetti difficili attraverso parole semplici e dirette, grazie alle sue liriche è diventata una delle poetesse più amate in Italia. Non si tratta comunque di storie eccitanti.
Schiava d’amore di Saffo
Tremori inebrianti assalgono
Membra ossessionate.
Dall’inferno
Paradisiaci influssi
Ungono insaziabili orgasmi,
varando il talamo.
Taci ora!
Rovesciami inginocchiati
Oltraggiami.
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Liriche e frammenti raccoglie l’opera superstite di Saffo di Lesbo, la famosa poetessa greca del VI secolo a.C. Parla ad alcune fanciulle, sue allieve, che sono in attesa di andare spose, raccontando loro della passione, dell’amore e del concetto della bellezza. Le sue parole e i suoi versi sono tanto intensi e passionali che sono stati in grado di influenzare la tradizione amorosa occidentale.
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Senza che lo chiedessi, mi hai fatto la grazia di Carlos Drummond de Andrade
Senza che lo chiedessi, mi hai fatto la grazia
di magnificare il mio membro.
Senza che lo sperassi, sei caduta in ginocchio
in posizione pia.
Quello che è stato non è stato sepolto.
Per sempre e un giorno
il pene riceve la pietà osculante della tua bocca.
Oggi non ci sei né so dove sarai,
nell’impossibilità totale di un gesto o di un messaggio.
Non ti vedo non ti sento non ti stringo
ma la tua bocca è presente, adorante.
Adorante.
Non credevo d’avere tra le cosce un dio.
Poesie erotiche d’autore
Alda Merini
Il suo sperma bevuto dalle mie labbra
era la comunione con la terra.
Bevevo con la mia magnifica
esultanza
guardando i suoi occhi neri
che fuggivano come gazzelle.
E mai coltre fu più calda e lontana
e mai fu più feroce
il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due
come il timone di una nave
che si era aperta per un lungo viaggio.
Avevamo con noi i viveri
per molti anni ancora
i baci e le speranze
e non credevamo più in Dio
perché eravamo felici.
Pablo Neruda poesie erotiche
Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliezer Neftalì Reyes Basoalto, è stato un poeta cileno del ‘900 che ha saputo ritrarre i diversi aspetti della vita con grande maestria. Famose sono le sue liriche d’amore nelle quali accosta spesso le qualità positive dell’amata alle meraviglie del creato. Le stagioni e tutto ciò che offrono all’uomo, servono al poeta per spiegare quanto il suo amore sia essenziale alla sua anima, come i frutti della terra lo sono per il corpo; ecco allora che, nelle sue poesie più sensuali, il corpo femminile si confonde con il mare, con la sabbia ed i suoi baci sanno di alghe.
Pablo Neruda è un amante affamato, ma mai volgare; l’atto sessuale è per lui, non solo l’unione di due corpi, ma l’unione perfetta del maschile e del femminile. Non c’è ombra di peccato, perché il desiderio è insito nella natura umana e segue le regole della Madre Terra; le passioni si fanno selvagge ed istintive come quelle di un puma.
Ho fame della tua bocca
Ho fame della tua bocca, della tua voce, dei tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
non mi sostiene il pane, l’alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.
Sono affamato del tuo riso che scorre,
delle tue mani color di furioso granaio,
ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.
Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
il naso sovrano dell’aitante volto,
voglio mangiare l’ombra fugace delle tue ciglia
e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine di Quitratúe.
La notte nell’isola
Tutta la notte ho dormito con te
vicino al mare, nell’isola.
Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,
tra il fuoco e l’acqua.
Forse assai tardi
i nostri sogni si unirono,
nell’alto o nel profondo,
in alto come rami che muove uno stesso vento,
in basso come rosse radici che si toccano.
Forse il tuo sogno
si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava,
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
e i tuoi occhi cercavano
ciò che ora
– pane, vino, amore e collera –
ti do a mani piene,
perché tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.
Ho dormito con te
tutta la notte, mentre
l’oscura terra gira
con vivi e con morti,
e svegliandomi d’improvviso
in mezzo all’ombra
il mio braccio circondava la tua cintura.
Né la notte né il sonno
poterono separarci.
Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra,
d’acqua marina, di alghe,
del fondo della tua vita,
e ricevetti il tuo bacio
bagnato dall’aurora,
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda.
Corpo di donna
Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
tu rassomigli al mondo nel tuo atteggiamento d’abbandono.
Il mio corpo di contadino selvaggio ti scava
e fa saltare il figlio dal fondo della terra.
Sono stato solo come una galleria. Da me fuggivano gli uccelli
e in me la notte entrava con la sua invasione possente.
Per sopravvivermi ti ho forgiata come un’arma,
come una freccia al mio arco, come una pietra nella mia fionda.
Ma cade l’ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del petto! Ah gli occhi dell’assenza!
Ah la rosa del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
Corpo di donna mia, persisterà nella tua grazia.
La mia sete, la mia ansia senza limite, la mia strada indecisa!
Oscuri fiumi dove la sete eterna continua,
e la fatica continua, e il dolore infinito.
Donna-XII sonetto da Cento sonetti d’amore
Donna completa, mela carnale, luna calda,
denso aroma d’alghe, fango e luce pestati,
quale oscura chiarità s’apre tra le tue colonne?
Quale antica notte tocca l’uomo con i suoi sensi?
Ahi, amare è un viaggio con acqua e con stelle,
con aria soffocata e brusche tempeste di farina:
amare è un combattimento di lampi
e due corpi da un solo miele sconfitti.
Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito,
i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi minuscoli,
e il fuoco genitale trasformato in delizia
corre per i sottili cammini del sangue
fino a precipitarsi come un garofano notturno,
fino a essere e non essere che un lampo nell’ombra.
Canzone del maschio e della femmina!
Canzone del maschio e della femmina!
La frutta dei secoli
che spreme il suo succo
nelle nostre vene.
La mia anima che si riversa nella tua carne distesa
per uscire da te più buona,
il cuore che si spande
si stira come una pantera,
e la mia vita, ridotta a schegge, che si annoda
a te come alla luce delle stelle!
Mi ricevi
come la vela il vento.
Ti ricevo
come il solco la semina.
Dormi sui miei dolori
se i miei dolori non ti bruciano,
legati alle mie ali,
che forse le mie ali ti porteranno,
raddrizza i miei desideri,
che forse compiangi la loro lotta.
Tu sei l’unica cosa che ho
da quando ho perso la mia tristezza!
Squarciami come una spada
o ricevimi come un’antenna!
Baciami,
mordimi,
incendiami,
che io vengo sulla terra
solo per il naufragio dei miei occhi di maschio
nell’acqua infinita dei tuoi occhi di femmina!
Poesie seducenti
La seduzione implica l’uso di sottilezze, di giochi di parole e di sguardi; sedurre è un’arte nella quale non tutti raggiungono l’obbiettivo sperato. La persona desiderata deve essere catturata non solo dall’aspetto fisico ma soprattutto dal modo in cui l’altro si pone nei suoi confronti.
L’organo sessuale più importante è il cervello.
Milo Manara ha perfettamente ragione, ad accendere due corpi ci vuole ben poco, conquistare una persona è ben altra cosa. Stuzzicare la mente con la potenza della poesia può essere arduo ma non impossibile. Nelle poesie più seducenti, i corpi divengono anime e tornano i baci d’amore, le carezze, il dialogo ed un po’ di sana, ed intrigante, timidezza.
Per Baudelaire, il poeta maledetto, l’amata è una gatta dallo sguardo freddo pronta a tirare fuori gli artigli da un momento all’altro. Per il latin lover D’Annunzio, il seno di una donna è l’infinito mentre per Rimbaud la seduzione è un gioco a chi si lascia andare prima.
Il gatto di Charles Baudelaire
Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato;
trattieni le unghie della zampa,
e lasciami sprofondare nei tuoi begli occhi striati
di metallo e d’agata.
Quando le dita indugiano ad accarezzare
la tua testa e il dorso elastico
e la mano s’inebria del piacere di palpare
il tuo corpo elettrico,
vedo la mia donna in spirito. Il suo sguardo
come il tuo, amabile bestia,
profondo e freddo, taglia e fende come un dardo,
e, dai piedi fino alla testa,
un’aria sottile, un minaccioso profumo
circolano attorno al suo corpo bruno.
Voglio un amore doloroso, lento,
che lento sia come una lenta morte,
e senza fine (voglio che più forte
sia de la morte) e senza mutamento.
Sopra un Erotik di Gabriele D’Annunzio
Voglio che senza tregua in un tormento
occulto sian le nostre anime assorte;
e un mare sia presso a le nostre porte,
solo che pianga in un silenzio intento.
Voglio che sia la torre alta granito,
ed alta sia così che nel sereno
sembri attingere il grande astro polare.
Voglio un letto di porpora, e trovare
in quell’ombra giacendo su quel seno,
come in fondo a un sepolcro l’Infinito.
Ella era ben poco vestita di Arthur Rimbaud
Ella era ben poco vestita
E degli alberi grandi e indiscreti
Flettevano i rami sui vetri
Con malizia, vicino, vicino…
Seduta sul mio seggiolone,
Seminuda, giungeva le mani.
Al suolo fremevano lieti
i suoi piccolissimi piedi.
Io guardavo, colore di cera,
un piccolo raggio di luce
sfarfallare nel suo sorriso
e sul suo seno, mosca al rosaio.
Le baciai le caviglie sottili.
Ebbe un ridere dolce e brutale
Che si sciolse in un limpido trillo,
Un ridere grazioso di cristallo.
I suoi piedini sotto la camicia
Si salvarono: “Beh, vuoi finirla?”
La prima audacia era stata permessa,
Ma ridendo fingeva di punirla!
Baciai, palpitanti al mio labbro,
I suoi timidissimi occhi;
Lei ritrasse la sua testolina
Esclamando: “Ma questo è ancor meglio!…
Signore, ho qualcosa da dirvi…”
Tutto il resto gettai sul suo seno
In un bacio, del quale ella rise
D’un riso che fu generoso…
Ella era ben poco vestita
E degli alberi grandi e indiscreti
Flettevano i rami sui vetri
Con malizia, vicino, vicino..
Poesie sulla passione carnale
La passione carnale può avere diversi gradi di intensità, ed in poesia può sfociare nel genere più hot nel quale l’atto sessuale è descritto esplicitamente o può trovarsi a metà tra quest’ultimo e comprendere la voglia di scoperta che il congiungimento carnale comporta; grazie al sesso, infatti conosciamo meglio noi stessi e chi ci sta accanto. Nelle poesie che vi presentiamo, il poeta sa cosa stuzzica la fantasia dell’amante e desidera congiungersi con lui per appagare il desiderio di entrambi. Vi lasciamo alla bruciante passione di Ana Rossetti, scrittrice spagnola molto apprezzata per le sue liriche erotiche; di Patrizia Valduga, poetessa italiana e alle poesie di Paul Verlaine e David Herbert Lawrence.
Il Giardino Delle Tue Delizie di Ana Rossetti
Fiori, frammenti del tuo corpo;
a me reclamo la sua linfa.
Stringo tra le mie labbra
la lacerante verga del gladiolo.
Cucirei limoni al tuo torso,
le sue durissime punte nelle mie dita
come alti capezzoli di ragazza.
La mia lingua già conosce le più morbide strie del tuo orecchio
ed è una conchiglia.
Essa sa del tuo latte adolescente,
ed odora delle tue cosce.
Nelle mie cosce contengo i petali bagnati
dei fiori. Sono fiori frammenti del tuo corpo.
Terra Alla Terra di Patrizia Valduga
Terra alla terra, vieni su di me:
voglio il tuo vomere nella mia terra,
fiorire ancora traboccando
e offrire il fiore a te, mio cielo in terra.
Per Rita di Paul Verlaine
Detesto una donna magra,
Tuttavia ti adoro, o Rita,
Colle tue labbra un po’ negre,
Dove la lussuria prese corpo.
Coi tuoi neri, osceni capelli,
A forza di essere così belli,
E gli occhi dove vi son scene,
Parola mia, che san di bruciato
Tanto il loro fuoco scuro e allegro insieme
D’una così lubrica allegria
Illumina di suprema grazia,
Nella peggiore impudicizia,
Sguardo che suona di virtuoso
Le pratiche di cui si tace:
“Osa qualunque cosa proponga,
Tutto ciò che il culo ti detta”;
E sulla sua taglia come d’uomo
Sottile molto sottile tuttavia,
Il tuo busto, perplessa Sodoma
Intraprendente poi esitante,
Perché nella stoffa troppo tesa
Dei tuoi corpetti corruttori
I duri piccoli seni di statua
Dicono: “Uomo o Donna?” agli eccitati.
Ma quanto femminile le tue gambe,
La loro grazia grassa verso l’alto
Fino alle natiche che indovina
Il mio desiderio mai in difetto,
Nelle pieghe oscene dell’abito
Che un’arte audace ha saputo disporre
Per mostrare più di quanto nasconda
Un ventre dove posare il mio!
In breve, tutto il suo essere respira
Soltanto fame e sete e passioni..
Ora, io credo di stare ancor peggio:
Bisognerebbe mettere a confronto.
Su, a letto in fretta, ragazza mia,
Diamoci dentro sino al mattino,
Sarà una battaglia trionfante
A chi sarà più puttana.
Mistero di David Herbert Lawrence
Ora io sono tutto
una tazza di baci,
come le alte
snelle vestali
d’Egitto, ricolme
dei divini eccessi.
A te alzo
la mia coppa di baci
e per i recessi
azzurri del tempio,
verso te grido
tra sfrenate carezze.
Dal lucido contorno
cremisi delle mie labbra
si libera la passione
giù per l’agile corpo
bianco stilla
l’inno commovente.
E immobile
davanti all’altare
elevo il calice
colmo, gridandoti
di genufletterti
e bere, Altissima.
Ah, bevimi, su,
che possa esser io
entro la tua coppa
come un mistero,
quello del vino calmo
in estasi.
Luccicando immoti,
in estasi
i vini di me
e di te mescolati
in uno compiano
il mistero.