Shoulder the Lion: vincitore del premio Detour all’On the Road Film Festival, un racconto del dolore senza commiserazione, che racconta con delicatezza come la vita, a volte, sappia colpire dove fa più male.
Arriva dalla Polonia, anche se ambientato per lo più nelle distese irlandesi, questo potente documentario che ha lasciato il segno al suo passaggio sugli schermi dell’OTR Festival. A dirigerlo Erinnisse Heuer e Patryk Rebisz, una collaborazione ben riuscita che restituisce un prodotto emotivamente e visivamente coordinato alla perfezione. I protagonisti sono tre artisti che, afflitti da differenti patologie invalidanti, cercano di reagire ai propri dolori continuando ad affidare le loro risposte alle loro passioni.
I protagonisti del film
Un musicista afflitto da una degenerativa forma di acufene costretto a rinunciare al proprio sogno di continuare a vivere di musica; una fotografa che a causa di una malattia dell’occhio perde la vista; una boxer che a seguito di un incontro perde metà delle funzionalità del suo cervello ed è costretta a imparare da capo il significato di tutto ciò che la circonda. Straziante non è vero? Ma quel che colpisce in questo documentario è che non c’è commiserazione nella regia né i protagonisti danno l’impressione di volerla. Le tragedie che li travolgono sono grandi e gli effetti sono inevitabilmente devastanti sulle loro vite, ma quella che viene offerta è una forte consapevolezza e la speranza tramutata in reazione. Un tentativo e una dimostrazione del continuare a vivere malgrado tutto e di come l’arte, in diverse delle sue forme, possa essere un’ottima ancora di salvataggio.
Una fiaba nera
In Shoulder the Lion vediamo il musicista che, lottando contro il suo dolore, continua a suonare dentro casa sua e resta nel mondo della musica organizzando uno dei più importanti festival musicali dell’Irlanda. La fotografa che continua a fotografare, con l’aiuto di persone che l’assistono e le descrivono i risultati dei suoi lavori. La donna che riesce a riprendersi dall’incidente e ritrova un senso nella sua vita attraverso la pittura e la scultura facendone la propria nuova vita. Ascoltiamo le loro storie e sentiamo la voglia di superare questi immensi ostacoli che la vita gli ha messo sulla strada. Il grande merito dei registi è saper raccontare tutto questo senza cercare di strappare lacrime, ma col chiaro intento di farci immedesimare nelle realtà dei protagonisti. In sala si alternano quindi suoni disturbati, sequenze di oscurità e immagini di una forza evocativa speciale, per quella che potrebbe essere una fiaba nera ma che è purtroppo tutta, tanto, troppo vera.
Copyright foto: Facebook @shoulder the lion