Mali Blues: in un paese segnato dalla censura dei fondamentalisti islamici, i volti più noti della musica maliana provano a lanciare insieme un grido di ribellione, in un documentario che parla di musica, politica, ingiustizie e voglia di libertà.
Presso il cinema Detour di Roma all’On the Road Film Festival abbiamo assistito ad un percorso errante fra storie di frontiera unite da un filo comune: raccontare realtà che in pochi conoscono ma che, una volta ascoltate, hanno la forza di dare un peso diverso alla nostra. Abbiamo visto Mali Blues ed ecco la nostra recensione.
Mali Blues
Mali Blues è l’emozionante viaggio sonoro nel cuore dell’Africa, scritto e diretto dal tedesco Lutz Gregor. Il documentario ci trasporta in un paese segnato e lacerato da conflitti e contraddizioni religiose e politiche, oltre che da povertà e disinformazione. Fra le grandi città e i piccoli villaggi la differenza è sottile, unite dal filo comune del sopravvivere giorno per giorno. Fra tanta sofferenza la musica sembra uno dei pochi sollievi per evadere e ritrovarsi in pace con se stessi.
I fondamentalisti islamici, però, saliti al potere hanno censurato la musica in ogni sua forma, poiché ritenuta impura, e in molte città fare musica è divenuto un pericolo per i musicisti. Il documentario racconta proprio la storia di quattro musicisti, di diverso genere ma tutti legati dalla voglia di non lasciare intrappolare a nessuno la forza e il potere della musica.
Fatoumata Diawara, cantautrice di fama mondiale torna così a esibirsi per la prima volta nel suo paese da dove era dovuta fuggire all’età di 19 anni; il “griot” (letteralmente: cantore) Bassekou Kouyatè, cerca di organizzare un concerto che unisca tutte le tribù e i dialetti della nazione; il rapper Master Soumy, con i suoi testi si ribella alle censure e canta la sua rabbia verso le ingiustizie di un potere ipocrita; il Tuareg Ahmed Ag Kaedi esiliato dalle sue terre e minacciato di morte solo perché musicista. Fra musiche che affascinano e scenari che inquietano e suggestionano, si assiste a una lotta che alla prepotenza risponde con l’anima e il cuore.