Diego De Silva, Terapia di coppia per amanti. La video recensione e qualche chicca in più.
Se pensate che gli amanti siano partigiani della felicità; gente abbastanza disillusa da aver capito che l’unico modo per resistere all’andazzo mortifero della vita matrimoniale sia farsene un’altra in cui negare ideologicamente le norme vigenti nella prima, e dunque abolire ogni ruolo, ogni dovere, ogni ambizione di stabilità in nome di un unico fine superiore, quello di vedersi quando si ha voglia senza aspettarsi dall’altro più di quanto ti dà; bene, se è questo che pensate, allora lasciate che vi dica che non avete la minima idea di cosa state parlando.
Inizia così il racconto della relazione extraconiugale (e i suoi conseguenti tormenti) di Modesto Fracasso, un nome che è tutto un programma, considerando che di mestiere fa il chitarrista Jazz; eccoci già di fronte al primo indizio della forte ironia contenuta fra le pagine di questo romanzo. Se nella musica riesce però discretamente, nelle relazioni personali di armonia ne trova ben poca, soprattutto nella relazione di ormai tre anni con la sua amante che sembra infatti portargli più problemi del piatto matrimonio con la moglie; è emblematico che a salvarlo e consigliarlo in più di un’occasione siano il figlio, adolescente fin troppo sveglio e complice, e il padre, un quasi settantenne con trascorsi da latin lover, malgrado l’età ancora in “attività”. Le armi migliori di Modesto sono la simpatia e il sarcasmo, armi che però possono essere a doppio taglio, ed infatti gli porteranno più problemi che soluzioni.
D’accordo, può darsi che negli ultimi tempi io stia un po’ esagerando. Mi sveglio nel cuore della notte e gli lascio messaggi immotivati in cui gli dico che non deve cercarmi mai più. Gli chiudo il telefono in faccia e poi lo stacco. Lo chiamo più volte quando non può rispondere perché voglio che sappia che sto male senza di lui.
In questo modo si presenta invece Viviana, l’altra parte di questa strana coppia di innamorati clandestini. Si intende così da subito che dei due è lei quella più apertamente coinvolta ed arriverà a dimostrarlo con gesti eclatanti, che fanno sorridere se letti, ma farebbero tremare se vissuti. Vive una situazione speculare a quella di Modesto, con un matrimonio che è solo in secondo piano rispetto al suo vero amore ed un figlio con cui hai diversi problemi irrisolti. Sarà lei a proporre la paradossale soluzione di cominciare insieme una terapia di coppia per provare a salvare il loro rapporto.
Diego De Silva, versatile scrittore napoletano giunto ormai al suo nono romanzo, riprendendo i toni che tanto successo hanno portato alla trilogia del suo personaggio più riuscito, l’avvocato Malinconico protagonista di Non avevo capito niente, Mia suocera beve e Sono contrario alle emozioni, riesce a raccontare con la giusta dose di ironia, amarezza e provocazione, un tema come quello delle relazioni extraconiugali che in un paese di fedifraghi come il nostro non può che risultare attuale.
E riesce a giocarci bene, scegliendo sempre l’utilizzo della prima persona affidata alle voci alternate dei due protagonisti, creando così una maggiore complicità con il lettore, e mantenendo la capacità di lanciare caustiche verità in mezzo a passaggi e dialoghi da commedia all’italiana; lasciandoci intendere che alla fine, in qualsiasi forma e momento si presenti, quel che conta è ciò che proviamo, anche se sarà sempre complicato conviverci nel modo giusto, e quindi tanto più riuscire a definirlo. Ma questo d’altronde dovremmo capirlo già dalla sua citazione iniziale: “se fosse vero amore non mi chiederesti di sposarti”.