The Place il film di Paolo Genovese approda nelle sale italiane: una narrazione che rispecchia lo stile del regista che ha a cuore un cinema teatrale. La pellicola è stata presentata al Festival del Cinema di Roma e noi di Cheeky c’eravamo. Ecco la nostra recensione.

The Place recensione

Recensione The Place in uscita il 9 novembre nelle sale. ©Facebook @The Place il Film

Arriva nelle sale cinematografiche The Place il film di produzione italiana – ispirato alla serie TV americana “The Booth at the End”  -che porta la firma del regista Paolo Genovese. 9 Novembre 2017 la data di esordio della pellicola, presentata alla Festa del Cinema di Roma, che narra di un enigmatico uomo – interpretato da Valerio Mastandrea – seduto al tavolo di un ristorante dove accoglie individui alla ricerca della buona sorte. Una persona che si trova sempre lì, accomodata allo stesso posto, in compagnia di un quaderno, dove a volte scrive e altre volte legge; un individuo che ha la grande capacità di soddisfare qualsiasi richiesta, realizzando i desideri di chi si rivolge a lui. Non si pensi però che non ci sia un prezzo da pagare per ogni supplica e grazia ricevuta: in cambio si chiede una “buona azione”.

Pochi minuti dedicati ad ogni personaggio, in totale nove: ognuno di loro ha il tempo di bere un caffè con l’arcano figuro, parlare dei propri sogni e desideri e ricevere un compito da svolgere. Nulla è lasciato all’azione, tutto è relegato al dialogo. Sono le parole a spiegare i sogni dei personaggi e il compito che ognuno di loro riceve dall’impenetrabile protagonista. Tanto è affidato all’immaginazione dello spettatore, comprese quelle che sono le titubanze dei protagonisti. Non è nuovo Paolo Genovese a questo tipo di gestione del luogo e dell’azione, supportata dalla sua preferenza per un cinema figlio del teatro.

È proprio questo il quadro che il regista vuole dare: una cornice teatrale animata dai personaggi di un’arena davanti ad una telecamera. Sono proprio loro a creare la scenografia sfruttando la potenzialità dei movimenti e definendo così gli spazi. Il raggio d’azione in cui si muovono è sensibilmente ridotto, tanto da richiedere geometrie ben precise e un movimento che possa in qualche modo parlare supportando il dialogo. “The Place”, un film credibile, creato da personaggi attendibili e non tradisce lo stile di Genovese che da sempre apprezza le storie intrise di uomini e di vite che possano accompagnare il pubblico in una sorta di viaggio introspettivo.