Shantaram: il libro che diventerà il vostro nuovo migliore amico.

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“Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare quello che so dell’amore, del destino e delle scelte che si fanno nella vita. Per capire l’essenziale, però mi è bastato un istante, mentre mi torturavano legato a un muro. Fra le urla silenziose che mi squarciavano la mente riuscii a comprendere che nonostante i ceppi e la devastazione del mio corpo ero ancora libero: libero di odiare gli uomini che mi stavano torturando oppure di perdonarli. Non sembra granché, me ne rendo conto. Ma quando non hai altro, stretto da una catena che ti morde la carne, una libertà del genere rappresenta un universo sconfinato di possibilità. E la scelta che fai, odio o perdono, può diventare la storia della tua vita.”

Inizia così Shantaram, il monumentale lavoro di Gregory David Roberts, una pietra miliare della letteratura contemporanea, uscita nel 2003 (edito da Neri Pozza) e diffusasi come un virus influenzale d’inverno, passando di bocca in bocca fino a diventare un successo internazionale. La prima cosa che attira di questo libro è l’azzeccata copertina, un’immagine che da sola sembra trasportarti sin da subito nelle esotiche terre del sud-est asiatico. Poi si prende il libro in mano e ci si rende conto del peso. “Un bel mattone” si pensa, ed effettivamente quel blocco di 1174 pagine può far paura. Ma tutto quel peso è una diretta conseguenza della immensa quantità di vita contenuta in questo romanzo, che si presenta come l’autobiografia di un fuggitivo australiano, ricercato per crimini commessi durante il suo periodo di tossicodipendenza, che dopo due anni di clandestinità giunge a Bombay

La prima cosa che mi colpì di Bombay, il giorno del mio arrivo, fu l’odore diverso dell’aria […] al momento non lo identificai, non ne ero in grado. Ora so che è il dolce aroma impregnato di sudore della speranza, che è l’opposto dell’odio.; so che è l’aroma acre e soffocante dell’avidità, che è l’opposto dell’amore..

In quel peso ci sono tutte le emozioni incredibili che vive il protagonista: c’è il sorriso di Prabaku, il suo più leale e sincero amico indiano, incontrato al suo arrivo nella capitale indiana e compagno di molte delle sue avventure “mi fissò dritto negli occhi, il sorriso enorme stampato sul volto. Qualcosa nella solarità di quel sorriso – una sorta di scanzonata esuberanza, più sincera ed euforica rispetto a una semplice felicità – mi arrivò dritto al cuore. I nostri sguardi s’incontrarono solo per un attimo, ma fu sufficiente. Decisi di fidarmi del piccolo uomo dal grande sorriso. Allora non potevo saperlo, ma fu una delle decisioni migliori della mia vita.”;

E poi la sofferenza delle torture subite, i suoi tormenti per gli errori del passato, le sue afflizioni per una vita morale e affettiva discutibile che lo ha portato a un’esistenza in fuga; ma anche la saggezza e il carisma del suo guru e guida spirituale. Infine l’immancabile donna amata, inseguita per tutto il racconto dal protagonista, il faro che illumina quelle pagine intrise d’amore e passione che si alternano a quelle profumate di verità e scoperta negli slum e a quelle cosparse di adrenalina che raccontano le battaglie interiori ed esteriori del nostro eroe

Era la donna più bella che avessi mai visto, Snella, capelli neri sciolti sulle spalle, pelle candida. Non era alta ma le spalle ampie, la schiena dritta e i piedi divaricati saldamente piantati a terra le conferivano una presenza fisica quieta e determinata [..] Il sorriso ironico che increspava le labbra carnose rivelava fin dal primo sguardo tutto ciò che un uomo doveva amare e temere in lei.

Intorno ai tre perni della storia indiana del protagonista ruotano altre decine di figure incontrate nel suo mirabolante percorso, ognuna comunque con un ruolo incisivo. Shantaram fa di tutto: apre un ambulatorio negli slum di Bombay, finisce in prigione di nuovo, torturato fin quasi ad impazzire, entra nella malavita indiana tra traffici di riciclaggio e contraffazione, va in guerra contro i russi fra le montagne afghane, vive notti di passioni sulle spiagge di Goa. Insomma un turbinio di avvenimenti travolge le acque dei mari in cui nuota questo romanzo. Ma oltretutto, ciò che rende Shantaram il libro imperdibile che si rivela agli occhi di chi lo sfoglia, è l’altissimo livello della prosa e la saggezza che si respira in ogni pagina.

Ad ogni capitolo corrisponde almeno una perla di saggezza che in altri titoli farebbe da sola il valore del libro. In Shantaram invece tutto si accumula e si incastra alla perfezione, formando una montagna alta quelle 1174 pagine, ma che una volta trovato il coraggio di essere scalata, giunti sulla cima, vi farà guardare sicuramente le cose in maniera diversa. In libreria è già uscito il sequel “L’ombra della montagna”; ma Shantaram e quel riflesso dorato dell’alba in copertina sono sempre fra le prime immagini che ci vengono in mente, quando ci chiedono: “qual è il vostro libro preferito?”ù

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