Storie raccontate da donne nei corti di Miu Miu “Women’s Tales” attraverso lo sguardo indipendente di registe internazionali. 

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In un mondo dominato dalla presenza maschile, in una nazione dove, a parità di incarico lavorativo, la donna percepisce una percentuale minore di reddito, una delle donne più ricche d’Italia decide di puntare tutto al femminile. Per promuovere l’immaginario del proprio marchio di moda, Miuccia Prada affida a dieci registe di fama internazionale, la realizzazione di una serie di cortometraggi in grado di rappresentare a 360° la femminilità contemporanea ed estemporanea.

Si tratta di Women’s Tales, progetto cinematografico di Miu Miu, fruibile in streaming su www.miumiu.com/it/women_tales, che si discosta dal semplice spot pubblicitario assurgendo a vero e proprio oggetto filmico. Ogni corto è corredato da una breve descrizione che introduce la sinossi, un’intervista alla regista che si racconta e un behind the scenes per i più curiosi. Scorrendoli sotto gli occhi uno a uno in ordine progressivo, si passa dalla brevità/sperimentalità dei primi a forme più compiute per complessità e durata.

In Powder Room della regista americana Zoe Cassavetes, tutto è incentrato sul rituale del prepararsi, è il corto che si avvicina di più a una sfilata di moda, incarnando a pieno la bellezza e il lusso del marchio.

Muta (nel doppio significato di silenziosa/trasformazione) diretto dall’argentina Lucrecia Martel è il più sperimentale con accelerazioni, stop motion, ronzii e metamorfosi.

La prima tra le italiane è Giada Colagrande con il suo The Woman Dress: colonna sonora firmata Au Revoir Simone, che fanno un cameo al fianco di Maya Sansa tra stregoneria, abiti “fantasmi”e formule magiche al contrario.

It’s Getting Late dell’iraniano-americana Massy Tadjedin è il quarto corto, in cui quattro donne sconosciute, interpretate da un cast stellare, durante il post-lavoro si “trasformano” per la serata, un concerto a L.A. della cantante emergente Zola Jesus.

È la volta di un corto totalmente privo di dialoghi, dove il mood viene descritto dalla colonna sonora imperante; si tratta di The Door della regista afroamericana Ava DuVernay, una storia di amicizia, solitudine, cambiamento (anche d’abito) in cui quella da varcare non è solo la soglia della casa della protagonista.

Con il sesto cortometraggio respiriamo aria di casa, la palestinese Hiam Abbass sceglie di ambientare Donne della Vucciria in una Palermo piena di musica, danza, tradizione, dove una sarta cuce costumi per i pupi siciliani e la collezione di una grande stilista può amalgamarsi con il folklore popolare.

Paesaggio islandese per Spark and Light della coreana So Yong Kim che non si discosta dai temi a lei cari delle dinamiche familiari nel rapporto madre-figlia, salute-malattia, presente-ricordo e in cui splendidi tessuti nelle tipiche texture di Miu Miu, non solo decorano gli abiti delle protagoniste ma tappezzano anche le pareti dell’ambiente domestico o vengono usati a mo’ di coperte, come quella che intravediamo nel finale notturno all’interno della macchina.

Il corto no. 8 è opera di un’indiscutibile icona di stile ed è fuori da ogni schema, proprio come l’americana Miranda July. Tanto che, con la collaborazione di Miu Miu e di un team di sviluppatori, ha creato l’applicazione che è protagonista del suo mini-film e a cui da’ il titolo: SOMEBODY, scaricabile gratuitamente da Itunes . La dinamica è semplice: quando si invia un messaggio a un amico tramite l’app, verrà ricevuto da “qualcuno” localizzato molto vicino a lui. Quest’ultimo (probabilmente uno sconosciuto) ne riporterà il contenuto a voce, impersonandovi anche nelle movenze, come se foste fisicamente lì. Insomma, una parabola sulle relazioni contemporanee.

La seconda regista italiana non ha bisogno di presentazioni, trattandosi di Alice Rohrwacher, che insieme a sua sorella Alba nei panni di una diva d’altri tempi, ci propone un’opera sopra le righe, De Djess, parlata in una lingua immaginaria, tra suore, blondies, paparazzi e il dress number 328 della Miu Miu collection SS15 che prende vita.

Last but not least, Les 3 Boutons, un gioiellino firmato dalla francese Agnès Varda, la più agée della combriccola, vincitrice della prima Palma d’oro d’onore al Festival di Cannes per i suoi 60 anni di carriera. Racconto di formazione in forma di anti-favola di una teeny come tante, che preferisce battersi per i diritti allo studio nella sua divisa a quadretti vichy piuttosto che cedere alle frivolezze di un abito da ballo fucsia della haute couture. Simil sipario che divide tra basso e alto, giovane e vecchio, vita di campagna e alta moda. Divertitevi a vedere che fine faranno i tre bottoni che la ragazzina perderà lungo il cammino e che la Varda considera “l’elemento più minimale, il più essenziale (…) 3, 2, 1 … Via!”

L’abito non passa di certo in secondo piano, né ruba la scena alle donne rappresentate sullo schermo, è piuttosto co-protagonista nella mise-en-scene, quid che valorizza la silhouette, che attua una sorta di trasformazione al femminile: fisica, emotiva, umorale, estetica, addirittura di forma (si pensi a Maya Sansa che si trasforma nel suo oggetto del desiderio, un abito rosso). Nella collezione 2015 di Miu Miu ce n’è davvero per tutti i gusti!

MIU MIU WOMEN’S TALES

1. The Powder Room di Zoe Cassavetes

2. Muta di Lucrecia Martel

3. The Woman Dress di Giada Colagrande

4. It’s Getting Late di Massy Tadjedin

5 .The Door di Ava DuVernay

6. Le Donne della Vucciria di Hiam Abbass

7. Spark and Light di So Yong Kim

8. Somebody di Miranda July

9. De Djess di Alice Rohrwacher

10. Les 3 Boutons di Agnès Varda

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