Dario Fo citazioni per ricordare attraverso le sue stesse parole il suo modo di vedere il mondo. Muore all’età di 90 anni lasciandoci in eredità la voglia di sorridere sempre.

Dario Fo citazioni

Quando si pensa a Dario Fo è quasi impossibile non associare il suo nome ad alcuni collegamenti fondamentali, primo fra tutti l’amore smisurato e romanticamente struggente per la moglie Franca Rame. Che sia uno scherzo del destino o un richiamo da quell’aldilà che lui stesso era curiosissimo di vedere sperando, da ateo e scettico quale era, di rimanerne piacevolmente sorpreso, ha respirato per l’ultima volta poco dopo le 20,30, lo stesso istante dell’amata Franca, morta tre anni prima.

Due le parole che gli calzavano a pennello: satira e libertà. Nessuno meglio di lui, che piaccia oppure no, era in grado di dimostrare quanto questi due termini fossero collegati tra loro in maniera imprescindibile. Poi il Nobel e la censura, il teatro, una vita dedicata all’arte, sì all’arte di vivere. Non c’è, però, persona migliore di lui che possa raccontare chi era. Ecco, quindi, 10 citazioni che riassumono in un ritratto conciso ed inequivocabile il Dario Fo che forse non tutti conoscono.

Citazioni Dario Fo

“Ho avuto per Franca un amore assoluto, sconfinato, traboccante. Ricordo quando ebbe un incidente stradale, doveva dormire su una superficie rigida e si sdraiava sul pavimento perché sul letto non riusciva a stare. E io andavo a sistemarmi vicino a lei per terra.”

“Se siete in crisi, vi sbattete in ginocchio e pregate il Signore, i santi e la Madonna che vi vengano a tirar fuori. Noi atei, al contrario, non ci possiamo attaccare a nessun Santissimo. Per le nostre colpe dobbiamo rivolgerci solo alla nostra coscienza.”

“Non fidarti dell’immagine di un libro o di un film, cercane un altro che è il suo contrario. 
L’intelligenza deriva da una società che ha il coraggio di ricercare l’opposto di quello che ci viene mostrato.”

La vita è una meravigliosa occasione fugace da acciuffare al volo tuffandosi dentro in allegra libertà.

— Dario Fo, “Il mondo secondo Fo”

“Fermare la diffusione del sapere è uno strumento di controllo per il potere perché conoscere è saper leggere, interpretare, verificare di persona e non fidarsi di quello che ti dicono. La conoscenza ti fa dubitare. Soprattutto del potere. Di ogni potere.”

“Gli autori negano che io sia un autore. Gli attori negano che io sia un attore. Gli autori dicono: tu sei un attore che fa l’autore. Gli attori dicono: tu sei un autore che fa l’attore. Nessuno mi vuole nella sua categoria. Mi tollerano solo gli scenografi.”

“In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta. Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po’ le teste. Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa.”

“Sarò un sentimentale, certo ci vuole il pelo sullo stomaco per fare i politici. Bisogna essere grossieri, bisogna andare a piedi giunti. Però attento un po’ a fare il prete col prete. Un vecchio proverbio delle mie parti dice: “chi fa il prete col prete diventa monaca, cioè lo prende in quel posto”.

E’ mancata tra le mie braccia, talmente bella da intimidirmi.

—  Dario Fo parlando di sua moglie Franca Rame

“Il giorno in cui mi è stato designato il Nobel mi trovavo davanti al Teatro in via di Porta Romana, a Milano, dove Franca stava recitando, con Giorgio Albertazzi, “Il diavolo con le zinne.” All’istante è arrivata una turba di fotoreporter, cronisti, operatori con le loro telecamere. Un tram che transitava in quel momento s’è fermato, il conduttore s’è sporto a salutarmi, sono scesi tutti i passeggeri, mi applaudivano, mi volevano stringere la mano per felicitarsi, ma poi si sono bloccati e tutti in coro hanno gridato: “E Franca dov’è?” e hanno chiamato a gran voce “Francaaa!” e lei dopo un po’ è apparsa frastornata commossa alle lacrime, ed è venuta ad abbracciarmi.”

“All’improvviso, come dal nulla, è apparsa una banda musicale di soli fiati con tamburi, erano tutti ragazzi, che accorrevano da punti diversi della città, musici che suonavano insieme per la prima volta, hanno intonato “Porta Romana bella, Porta Romana” a ritmo di samba. Non ho mai sentito stonare a quel modo ma era la più bella musica che Franca e io avessimo mai ascoltato.”

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