Compleanno Bob Dylan. Portavoce di una generazione di utopie e di mezze realtà, ultimo bardo di una tradizione perduta e menestrello elevato al rango di poeta. Appena sembra di averlo inquadrato in una definizione, eccolo già nella direzione opposta. Una maschera enigmatica e sfuggente, in perenne contraddizione con la propria immagine.

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Non sono io che ho creato Bob Dylan. Bob Dylan è sempre esistito e sempre esisterà

Bob Dylan è un personaggio della commedia dell’arte. Bob Dylan è il protagonista di una folk song dimenticata. Bob Dylan non è nulla di quello che verrà mai scritto di lui. Ancora fra noi, con buona pace della Carrà che lo ha dichiarato erroneamente morto in tv. Il bardo di Duluth compie 75 anni, solo pochi giorni dopo l’uscita del suo 37esimo disco in studio, “Fallen Angels”, un seguito ideale all’album ‘Shadow in the night’, in cui il cantautore rilegge e re-interpreta dodici classici del canzoniere americano firmati da grandi compositori del calibro di Johnny Mercer, Harold Arlen, Sammy Cahn e reinterpretati in perfetto stile ‘Dylan’.

Cantautore, scrittore, poeta, attore, con il suo impegno politico e sociale è diventato un’icona. Dylan ha venduto oltre 125 milioni di dischi nel mondo e ha ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti. Nel 2008 è stato insignito di uno speciale Premio Pulitzer per “il suo profondo impatto sulla musica pop e sulla cultura americana, grazie a testi dalla straordinaria forza poetica”. Ha inoltre ottenuto il titolo di Officier della Légion d`Honneur francese nel 2013, il Polar Music Award svedese nel 2000 e diverse lauree ad honorem, tra cui quelle della University of St. Andrews e Princeton University. Nel 2001 ha vinto anche l’Oscar e il Golden Globe con “Things Have Changed”, canzone inserita nella colonna sonora del film “Wonder Boy”s. Insomma, il ragazzo di Duluth si è dato da fare. E scusate se è poco.

Robert Allen Zimmerman in arte Bob Dylan è una figura complessa e poliedrica: scrittore, poeta, attore, pittore e persino scultore e conduttore radiofonico. E’una delle figure piu’ importanti e rivoluzionarie degli ultimi cinquant’anni non solo in campo musicale, ma anche culturale-popolare a livello mondiale. Le sue canzoni piu’ conosciute risalgono agli anni Sessanta, quando il cantastorie era stato riconosciuto come la figura chiave del ‘movement’, il movimento di protesta Usa. I suoi primi testi, fortemente influenzati dalla letteratura e dalla storia americana, affrontarono in modo innovativo temi politici, sociali e filosofici sfidando le convenzioni della musica pop e appellandosi alla controcultura del tempo. Nel corso degli anni Dylan ha ampliato il suo stile musicale arrivando a toccare generi diversi come country, blues, gospel, rock and roll, rockabilly, jazz,swing e Spiritual, ma anche musica popolare inglese,scozzese e irlandese.

Oltre ad aver di fatto re-inventato la figura del cantautore contemporaneo a Dylan si devono, tra le altre cose, l’ideazione del folk-rock, il primo singolo di successo ad avere una durata non commerciale (gli oltre 6 minuti di ‘Like a Rolling Stone’, del 1965) e il primo album doppio della storia del rock (Blonde on Blonde, del 1966). Il video promozionale del brano Subterranean Homesick Blues (1965) e’ considerato da alcuni il primo videoclip in assoluto della storia della musica . E l’album Great White Wonder (1969) ha lanciato il fenomeno dei bootleg, le registrazioni audio o video dello spettacolo, amatoriale o professionale,  distribuite in forma gratuita e non ufficiale tra i fan.

Ma non è tutto,la rivista Rolling Stone,  lo ha inserito al secondo posto nella lista dei 100 migliori artisti, subito dopo i Beatles e al settimo in quella dei 100 migliori cantanti a livello mondiale dell’ultima generazione. Per dire. Chi di noi non conosce almeno una delle canzoni del menestrello? Che sia grazie ai nostri genitori, ai nostri amici, ad alcuni cd comprati a caso in qualche negozio vecchio stile un giorno di trasporto ed ispirazione artistica.Ma in quanti di noi saprebbero dire qualcosa sulla strada che ha percorso questo “poeta” per arrivare ad oggi?

Robert Allen Zimmerman nasce il 24 maggio del 1941 a Duluth, in Minnesota, negli anni della seconda Guerra Mondiale.  Nonostante il clima politico-sociale tutt’altro che rilassato Robert Allen Zimmerman ha le idee chiare : non fa per lui il negozio di materiale elettrico del padre nella città mineraria di Hibbing, dove la sua famiglia si era trasferita da Duluth quando era ancora piccolo. Le canzoni ascoltate la notte da una vecchia radio nutrirono la sua immaginazione di sogni cui neppure lui sapeva ( e non sa ) dare un nome, le pagine ormai consumate della sua copia di “Bound For Glory” gli hanno fatto fantasticare una vita come quella del folksinger Woody Guthrie. Il  repertorio folk portò avanti la sua vita di quel periodo, cominciò ad esibirsi nelle coffee house di Minneapolis e poi nei locali di striptease di Denver, nelle pause tra un numero e l’altro. “Una sera ero sul punto di farlo io, lo spogliarello…”, ricorda con un sorriso amaro. La sua tecnica all’armonica si è fatta più raffinata, il suo fingerpicking alla chitarra più personale, la sua voce più sicura di sé: New York è la prossima tappa che il destino ha fissato per lui.

Così, salta sulla prima macchina diretta verso la Grande Mela e si lascia tutto il resto alle spalle. Arriva dal profondo nulla degli Stati Uniti, uno di quegli stati dimenticati da Dio e dal Mondo, si sbarazza del suo lungo ed ingombrante nome di battesimo e coniò Bob Dylan. E Bob Dylan sconvolse il mondo, creò  una musica che cambiò il pop, una visione che si ritrova in tutti i suoi testi-poesie. Il grande cambiamento arriva nel 1961 : stiamo parlando del  Gerde’s Folk City dove Dylan si esibì prima come supporter di John Lee Hooker e poi in solitaria: tra il pubblico c’è anche il critico Robert Shelton del NYT, che il 29 settembre  pubblica una recensione destinata alla storia. “Bob Dylan: A Distinctive Folk-Song Stylist”, recita il titolo. E l’articolo è una fulminante istantanea della personalità artistica del giovane Dylan: “la voce di Mr. Dylan è qualunque cosa tranne che bella”, scrive Shelton, “sta consapevolmente cercando di catturare la rude bellezza di un bracciante del sud che riflette in musica sulla sua veranda. Le sue note sono tutte ‘tosse e abbaio’ e una bruciante intensità pervade le sue canzoni”.

A quel punto arrivò Columbia Records, la fama, gli album più rivoluzionari. Ma ed essere sinceri la sua grandezza non può essere misurata con i Grammy e con le apparizioni televisive, ma con la traccia che le sue canzoni hanno lasciato, una colonna sonora di battaglie per i diritti civili e inni pacifisti da generazioni. Questo Dio della musica è passato dalla ribellione alle droghe, dalla rinascita country degli anni ’70 al folk, dalla riscoperta delle radici americane al gospel e da sempre riassume una quantità infinita di elementi. Dalla religione degli anni ’80 alla consacrazione della sua vita alla musica dal vivo, girando il mondo nel Never Ending Tour partito nell’88 con 2.700 date, circa 100 all’anno, senza mai fermarsi per più di tre mesi di fila fino ad oggi, all’alba dei suoi 75 anni.

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