Qual è il significato di aforisma? E’ una parola che si sente spesso nei libri, sulle bacheche, nei diari, sulla pelle, sui muri: in tutti questi posti vi sarà capitato di leggere o scrivere brevi frasi che vi sono rimaste impresse nella memoria.

aforismi-significato

Gli aforismi sono oggi diventati, anche grazie al web, qualcosa più di una moda e vanno al di là della semplice passione letteraria per i patiti della lettura. Qual è il significato di aforismi? Quando e da dove nascono?  L’enciclopedia Treccani lo definisce così:

Proposizione che riassume in brevi e sentenziose parole il risultato di precedenti osservazioni o che, più genericamente, afferma una verità, una regola o una massima di vita pratica.

Significato di aforisma – il primo della storia

Il primo aforisma quindi, viene fatto risalire alla pubblicazione dell’opera di Ippocrate Aforismi all’incirca nel IV secolo a.C. ; il volume racchiudeva una serie di brevi frasi riguardanti la conoscenza medica del tempo, di cui quella rimasta più nota nei secoli è stata sicuramente: «La vita è breve, l’arte è lunga, l’occasione è fugace, l’esperienza è fallace, il giudizio è difficile», che possiamo quindi eleggere in via ufficiosa come primo aforisma della storia.

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Qual è il significato degli aforismi?

Ma che cosa significano gli aforismi? Quale messaggio vogliono lasciarci? Cosa vogliono dire? Perché vengono così tanto utilizzati anche oggi? A differenza del tema religioso dei proverbi biblici, il significato degli aforismi riguardanti l’amore o la brevità della vita racchiusi in un altrettanto esigua quantità di parole. Fra le più note raccolte dell’antichità ci sono sicuramente i Pensieri di Marco Aurelio. L’aforisma venne, poi, per lungo tempo un po’ trascurato come forma letteraria fino ad essere ripreso nel Seicento per lo più in Francia, soprattutto grazie al matematico e fisico Blaise Pascal, che ne formulò uno dei più celebri:

Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.

Nell’Ottocento fu il filosofo Friedrich Nietzsche a utilizzarlo con particolare frequenza perché come scrisse all’inizio de Il crepuscolo degli dei: “la mia ambizione è dire in dieci frasi quello che chiunque altro dice in un libro, – quello che chiunque altro non dice in un libro”, centrando a pieno il senso dell’aforisma: racchiudere in poche parole tante verità su cui altri sfornano prolissi giri di parole.

Grazie al pensatore tedesco la prima metà del Novecento fu una specie di “età dell’oro” per l’aforisma, con diversi grandi autori che scrissero volumi che ne erano incentrati o pieni: George Berard Shaw con Manuale del Rivoluzionario, Franz Kafka e il suo Aforismi di Zurau, Emil Cioran col celebre Al culmine della disperazione e Walter Benjamin con Strada a senso unico, solo per citarne alcuni.

Il significato degli aforismi nell’età dei social

Oggi è sicuramente passato di moda scrivere libri di aforismi, ma grazie a siti come lefrasi.it e a social network come Twitter, che con i suoi 140 caratteri permette il raccontarsi la vita tramite brevi frasi, è più che mai attuale anche se utilizzato in versioni spesso molto meno nobili. Anche su altri social come Facebook le bacheche sono invase da frasi che molti utenti usano per racchiudere il proprio stato d’animo, spesso sentendole proprie tanto da tatuarsele sulla pelle. Con tutto questo nuovo proliferare molti sono anche gli aforismi attribuiti erroneamente ad alcuni autori, fra cui i più inflazionati sono certamente Oscar Wilde e Arthur Schopenhauer.

Il segreto per evitare, quindi, di risultare ridicoli è quello di non strafare, senza smettere di condividere le parole che più si amano, perché, proprio come nelle canzoni, in ognuna di quelle altre persone potrebbero trovare un pezzo di loro stesse.